Pierini (Coca Cola Hbc): “Nuova fabbrica per Pet riciclato, 130 mln per sostenibilità”

"Abbiamo ridotto l'uso del PET del 20%, del vetro del 28% e dell'alluminio del 15%", ha sottlineato Giangiacomo Pierini, corporate Affairs & Sustainability director

Il gruppo Coca-Cola HBC, principale imbottigliatore dei prodotti a marchio The Coca-Cola Company in Italia, ha inaugurato a Gaglianico (Biella) lo stabilimento per la produzione di bottiglie in PET riciclato (rPET). Con un investimento di oltre 30 milioni di euro, lo stabilimento – in disuso da 8 anni – è stato recuperato e riconvertito in un innovativo impianto capace di trasformare fino a 30.000 tonnellate di PET all’anno in nuove preforme in 100% PET riciclato destinate all’imbottigliamento delle bevande. Il sito darà lavoro a oltre 40 persone e sarà alimentato interamente con energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. Questi 30 milioni per Gaglianico si aggiungono agli oltre 100 milioni investiti in sostenibilità negli ultimi 10 anni. Giangiacomo Pierini è corporate Affairs & Sustainability director di Coca-Cola HBC Italia. Pierini, dove sono stati investiti questi 100 milioni dal 2010 in poi? “Siamo intervenuti in tutti gli stabilimenti, specialmente quello di Nogara (Verona) che è il più grande d’Europa, ma sono state destinate numerose risorse anche in Abruzzo, Campania, Piemonte, Basilicata… Pur facendo un prodotto che ha quasi 140 anni di storia, bisogna sempre considerare che la tecnologia va avanti consentendoci di migliorare le performance industriali, di risparmiare energia e di utilizzare meno acqua”.

Gaglianico è un chiaro esempio di economia circolare. Di quanto avete ridotto negli ultimi anni l’uso di Pet stesso, di vetro o di alluminio?
“Per merito dei nostri continui investimenti in ricerca e sviluppo, negli ultimi dieci anni abbiamo ridotto l’uso del PET del 20%, del vetro del 28% e dell’alluminio del 15%. Abbiamo inoltre diminuito l’impiego di plastica vergine nelle nostre fabbriche utilizzando il 100% di PET riciclato (rPET) per diversi formati dei nostri brand”.

È vero che avete cambiato colore alle bottiglie di Fanta e Sprite per riciclare meglio le bottiglie?
“Certo, è stata una innovazione l’eliminazione dei colori, arancione per Fanta e verde per Sprite, così le bottiglie possono essere più facilmente riciclabili in una nuova bottiglia in linea con i nostri obiettivi di rendere le confezioni più sostenibili in un’ottica appunto di economia circolare. Se qualcuno nota invece un colore più scuro in qualche bottiglia dei nostri brand, vorrei precisare che non abbiamo rimesso il colore, è semplicemente il coloro della plastica riciclata”.

Non solo bottiglie. C’è anche il tema tappi, che tanto stanno a cuore alla Ue…
“In questo caso abbiamo ridotto l’uso del 27%. E con due anni di anticipo rispetto alla direttiva europea sulle chiusure degli imballaggi in plastica per bevande, abbiamo introdotto i tappi uniti alla bottiglia, come le linguette delle lattine che non si disperdono. Abbiamo iniziato col tè FuzeTea ma questo particolare tappo sarà esteso progressivamente a tutte le confezioni in PET, già completamente riciclabili, dei principali marchi”.

Altri esempi di economia circolare?
“C’è stata l’eliminazione della plastica dalle confezione multipacco. Abbiamo inserito un packaging che utilizza carta da fonti riciclabili, riducendo così le emissioni di CO2 e risparmiando tonnellate di plastica non necessaria all’anno”.

Meglio comunque il Pet, il vetro o l’alluminio?
“Ogni materiale che utilizziamo è riciclabile e sempre più riciclato e ci consente di raggiungere i nostri target di economia circolare… Dipende dal tipo di consumo. Nessun materiale è sbagliato o va criminalizzato. Noi crediamo nella plastica e siamo molto meno inquinanti di altre industrie. Sempre negli ultimi dieci anni abbiamo abbattuto le emissioni di C02 quasi della metà”.

Stamattina Frank O’Donnell, General Manager di Coca-Cola HBC Italia, inaugurando la nuova fabbrica di Gaglianico, ha detto: “Questo stabilimento rinnovato dimostra che dare alle aziende la possibilità di fare impresa e investire permette loro di innovare ed essere più sostenibili, a differenza della tassazione che invece blocca ogni possibilità di sviluppo”. Chiedete quindi target e non tasse?
“Le tasse sono inutili, quello che serve è spingere le imprese ad adottare comportamenti di responsabilità e sostenibilità sociale e ambientale. E ovviamente deve esserci anche una sostenibilità economica che duri nel tempo. Noi abbiamo ricevuto due tasse, quella sulla plastica e quella sullo zucchero che colpisce anche bevande non zuccherate. Io dico che non ha senso tassare il materiale, perché il problema è la dispersione della plastica e non la plastica”.

È stata modificata, giusto, la tassa sulla plastica?
“Sì, ora esclude la plastica riciclata, così tutte le imprese hanno investito in quella direzione. Ma i tributi non servono. Come dimostra la riapertura della fabbrica di Gaglianico, alle imprese bisogna dare obiettivi realistici e lasciarle raggiungere questi obiettivi, senza un ambientalismo ideologico e punitivo. Ricordo che fino a un paio di anni fa, inspiegabilmente, in Italia c’era il divieto di utilizzare più del 50% di plastica riciclabile… Bisogna invece investire sulla raccolta differenziata e rafforzare la filiera, l’Italia è all’avanguardia europea sul riciclo”.