Mario Resca, presidente Confimprese, rappresenta 450 marchi commerciali, 90mila punti vendita, 800mila addetti.
Presidente, tra inflazione e caro-bollette, alcuni partiti propongono lo scostamento di bilancio, cioè fare più debito. Lei è favorevole?
“Se fare lo scostamento significa rinunciare al Pnrr e cercare altri 30 miliardi per indebitare ulteriormente il Paese solo per fare misure temporanee che accontentano qualcuno, rispondo dicendo che ci sono altri modi per abbassare le bollette. Ci serve una strategia di medio-lungo corretta. L’amministrazione della cosa pubblica non è mai stata riformata, risultando così costosa e infficiente, che non riesce a far partire iniziative. Mi riferisco alle rinnovabili, che trovano nelle burocrazie un grave ostacolo, o ai rigassificatori… L’incapacità della burocrazia è a livello centrale e periferico anche a causa della frammentazione tra Stato, regione, province, comune. Conosco molto bene questo sistema sia come imprenditore che come ex grande burocrate e le dico che è una situazione incredibile”.
Come può la burocrazia, nel breve, risolvere l’emergenza-bollette?
“Eolico e fotovoltaico devono passare attraverso le forche caudine, nonostante i proclami negli ultimi due anni sono rimaste bloccate. Abbiamo investito meno in rinnovabili ora rispetto a due anni fa. Altro esempio: a Brindisi c’è un rigassificatore mai partito, gli inglesi dopo 10 anni di battaglie se ne sono andati. In Adriatico poi non estraiamo metano e a Tempa Rossa non sfruttiamo il greggio. Che poi le tecnologie di ricerca di gas e petrolio sono molto migliorate, non si fanno più carotaggi… siamo ricchi di giacimenti di idrocarburi però non se ne fa nulla. E poi, mi lasci dire, abbiamo l’Eni… ahimè la politica tenta di fare norme che si sovrappongono ad altre e per lo Stato è impossibile mettere a terra le misure. Si procede così con dei palliativi per prendere tempo, per accontentare qualche categoria per motivi contingenti. Troppi governi instabili, bisognerebbe invece avere la capacità di mettere le mani nella macchina statale e risolvere i problemi, come fa un imprenditore o un manager quando deve superare una crisi”.
Come vede i prossimi mesi?
“Siamo estremamente preoccupati, nei miei 50 anni di attività professionale non ho mai visto un periodo così difficile. Infatti si parla di guerra, di razionamento dell’energia. Mai come ora vedo un mondo destabilizzato”.
Andiamo incontro a una profonda recessione?
“Assistiamo a un calo del potere d’acquisto delle famiglie, a un aumento dell’inflazione e all’esplosione dei costi dell’energia. Micidiale…”
I negozi come possono affrontare questo periodo “micidiale”?
“I costi di un negozio sono di tre tipi: del personale, e non si può tagliarlo dato che è già difficile trovare lavoratrici o lavoratori, delle materie prime e dell’energia, e degli affitti. Chi fa commercio affitta generalmente un locale: fino a qualche mese fa il tasso Istat di indicizzazione degli affitti era quasi irrisorio, ora invece con una inflazione prevista oltre il 10% si aggrava una voce del bilancio, che l’industria generalmente non ha. Ricapitolando: calo consumi, esplosione bollette, incremento affitti, tassazione che non scende…”
La situazione è chiara. Come se ne esce?
“Draghi aveva, rispetto alla classe politica media, una visione non di breve periodo, infatti è diventato scomodo. Certo che ci sono esigenze contingenti, per cui bisogna sostenere le famiglie che consumano. Tagliare il cuneo fiscale, ok, ma servono pure politiche per la famiglia, incentivi, bisogna investire su scuole e asili per combattere la denatalità. Il Pnrr va confermato, senza trovare scuse, altrimenti rischiamo di perdere i fondi trastullandoci con idee non realistiche. Abbiamo una guerra che incombe, l’Europa è la più colpita e l’Italia è la più esposta perchè più indebitata di tutti. Se facciamo altri debiti rischiamo di fare la fine della Grecia”.