Giampaolo Russo, direttore generale di Assogas, ha lanciato l’allarme in questi giorni: rischiano di saltare centinaia di aziende per la crisi del gas.
Direttore, prima di capire il problema di un settore che rappresenta il mondo degli operatori indipendenti dai big del mercato, le risulta intanto se c’è un aumento di insoluti da parte dei vostri clienti, visti gli Sos quotidiani?
“Gli insoluti stanno aumentando, una novità per noi visto che lo storico delle morosità è abbastanza basso, questo grazie anche alla nostra modalità operativa con i clienti: noi siamo più vicini a loro rispetto a certi grandi e manteniamo una presenza fissa di sportelli. Questo fenomeno degli insoluti è comunque solo un aperitivo”.
In che senso aperitivo?
“Da una parte c’è questa insistenza mediatica sulla caccia agli extraprofitti, ai presunti furbi, con un martellamento di un Draghi irritato per il fatto che è inammissibile che gli operatori energetici non facciano il loro dovere. Dall’altra parte c’è una difficoltà enorme del cittadino-consumatore, alle prese nel migliore dei casi con una bolletta triplicata. Il cliente però non conosce la differenza se chi gli invia la bolletta è un operatore-venditore o un operatore che ha anche contratti di importazione a prezzi bassi… Il consumatore vede solo il venditore e se la prende con lui. Questo potrebbe portare a un fenomeno più diffuso di morosità”.
Quindi sul mercato manca il gas?
“Vi è una apparente indisponibilità degli importatori a fornire il gas. Questo potrebbe costringere gli operatori che possono a comprarlo in Borsa con evidenti aggravi finanziari. Tutta la nostra categoria è messa male, non solo noi, anche iscritti a Proxigas, Utilitalia, siamo centinaia di aziende. Manca il gas per due fenomeni: corto contrattuale e corto fisico. A livello contrattuale si chiede la nostra disponibilità addirittura a pagare anticipatamente l’intera fornitura, un tema segnalato come gravissimo alle istituzioni già dalla tarda primavera di quest’anno. Sul mercato della contrattazione chi aveva un buon rating non era tenuto a offrire garanzie, ora invece siamo passati da zero a 100, con la richiesta di pagamento intero anticipato, che comporta uno stress circolante pazzesco. Poi questo si somma al sostegno economico della campagne volontarie di rateizzazioni. L’articolo 8 del decreto Ucraina, il primo di aiuti, ha introdotto i pagamenti delle bollette a rate per 24 mesi per i consumi maggio-giugno 2022. Se a me lei dà 100 euro per il gas in 24 rate, io a questa somma devo aggiungere accise, forniture, etc… Non riesco a tenere il disallineamento”.
Ma non era prevista la garanzia Sace, quella del Covid, per voi operatori?
“Certo, però la garanzia Sace non copre il 100% del prestito, perchè le bollette a rate sono come un prestito. Allora mi devo far assistere da una banca, la cui istruttoria dura tre mesi. In caso di esito positivo in 48 ore Sace dà l’ok al finanziamento, il quale però arriva sul conto 30 giorni dopo. Insomma, servono 4 mesi per vedere i soldi. Però aggiungo questo: il consumo di maggio lo fatturo a metà giugno, giusto? Peccato che l’articolo 8, garanzia Sace Italia, scadeva il 30 giugno. Quindi tutta questo provvedimento non è mai nato”.
Altro problema legato al gas, diceva, è il corto fisico…
“Ahimè i principali operatori da mesi hanno avvisato imprese e rivenditori energia di prepararsi perchè non ci sarebbe stato gas sul mercato per l’inverno a tutela delle riserve. Ma se manca il gas certi settori industriali, nostri clienti, non li recuperi più, senza contare cassa integrazione, crollo consumi, etc…”
Così avete dovuto mandare lettere di disdette a numerosi clienti…
“Per mancanza di gas siamo stati costretti ad abbandonare il 44% dei clienti, su una platea selezionata nell’ambito industriale. Continuiamo a ricevere telefonate di operatori che si vedono negare forniture nonostante contratti firmati”.
I clienti che lasciate pagheranno di più per il gas…
“Pagano di più i clienti che finiscono in ultima istanza. Si sapeva da mesi però che il problema arrivava. Ma non c’è stato nessun segnale di comprensione a livello governativo”.
Anche pagando di più ci sarà gas per tutti?
“Leggendo il documento sui risparmi energetici del Mite si nota che al netto della massimizzazione dell’import, al netto della produzione di fossili impattanti (carbone, oli combustibili, etc) e al netto del risparmio industriale e civile, rimangono 13-14 miliardi da coprire. Tutto annunciato, anche se a certi tavoli ci siamo trovati con autorità con opinioni non allineate, con i grossi che davano numeri limitati e noi che davamo i numeri che puntualmente si stanno verificando”.
In caso di carenza di gas, si può preparare un piano di razionamento?
“Da un punto di vista tecnico i contatori dell’energia elettrica consentono una modulazione di potenzia, col gas non si può. Se si abbassa la pressione, il metano arriva a chi sta vicino alla cabina o al piano terra”.
Cosa proponete per non chiudere e garantire le forniture ai clienti? Qualcosa che si possa fare prima del nuovo governo, vista l’impellenza dell’emergenza…
“Se vogliamo salvare il mercato serve un decreto del Mite, e forse del Mef, che attribuisca a Snam il compito di utilizzare prioritariamente il gas stoccato per soddisfare gli operatori industriali e i fornitori corti di gas al primo ottobre”.
Snam potrebbe accettare?
“Snam potrebbe dire: ho stoccato per gestire la punta invernale prevista a gennaio-febbraio, per cui se comincio a usarlo da ottobre rischio di arrivare a gennaio-febbraio senza la spinta dai giacimenti. Corretto, ma nessuno sa cosa accadrà da qui a gennaio-febbraio in termini di transiti e se non si fa qualcosa ora, a pochi giorni da ottobre, il mercato salta. Almeno con la nostra proposta si protegge il mercato per qualche mese”.