Snam chiude il 2023 con un utile netto adjusted a circa 1,168 miliardi (+0,4%), superiore alla guidance. I ricavi totali ammontano a 3,87 miliardi (+16,8%), grazie alla crescita dei ricavi regolati e del contributo dei business legati alla transizione energetica. L’ebitda adjusted sale a circa 2,42 miliardi (+8%), per effetto dell’aumento dei ricavi regolati e del contributo dei business legati alla transizione energetica. Nel corso dell’anno, gli investimenti totali sono stati pari a oltre 2,19 miliardi (+13,9%): il 61% è allineato ai Sustainable Development Goals e il 29% alla Tassonomia Europea. “Chiudiamo il 2023 con risultati solidi, maturati in un contesto globale ancora volatile e incerto, e con traguardi importanti sul fronte industriale, a cominciare dall’attivazione della nave rigassificatrice a Piombino”, ha commentando l’ad Stefano Venier spiegando che “i principali indicatori economici e finanziari registrano una performance positiva e sono migliorativi rispetto alla guidance, con una crescita degli investimenti tecnici di oltre il 30% rispetto all’anno precedente. Anche i risultati sul fronte della riduzione delle emissioni e della finanza sostenibile sono oltre le attese e in anticipo sugli obiettivi. Proseguiamo ad implementare la nostra ambizione strategica volta a rafforzare la sicurezza energetica del Paese e a dotarlo di un’infrastruttura multi-molecola capace di accelerarne il percorso di transizione energetica, attraverso il piano di investimenti più ambizioso della storia recente di Snam”.
A fine 2023, l’indebitamento finanziario netto ammonta a 15,27 miliardi (11,92 miliardi al 2022), inferiore alla guidance, e in aumento principalmente per l’attesa evoluzione del capitale circolante connessa all’attività di bilanciamento, per gli investimenti finanziari e per il pagamento del dividendo 2022.
Il Consiglio ha deliberato di proporre all’Assemblea degli Azionisti la distribuzione di un saldo dividendo di 0,1692 euro per azione che, unitamente all’acconto di 0,1128 euro per azione distribuito nel mese di gennaio 2024, determina un dividendo complessivo per l’anno 2023 di 0,2820 euro per azione. Il dividendo proposto, in crescita del 2,5% rispetto al 2022, in linea con la politica di dividendi annunciata al mercato, conferma l’impegno di Snam nell’assicurare agli azionisti una remunerazione sostenibile nel tempo.
Snam conferma gli obiettivi finanziari per il 2024, che prevedono investimenti pari a 2,9 miliardi, (di cui 2,7 miliardi di euro in ambito infrastruttura gas e 0,2 miliardi di euro in ambito transizione energetica); una RAB tariffaria pari a 23,8 miliardi, un Ebitda adjusted a 2,7 miliardi: un utile netto adjusted a circa 1,18 miliardi e un livello di debito netto a circa 17,6 miliardi Per raggiungere questi obiettivi, Snam prevede investimenti che si sviluppano su due direttrici principali: investimenti nelle infrastrutture lungo l’intera catena del valore (realizzazione della Dorsale Adriatica e delle stazioni di compressione dual fuel, potenziamento e ottimizzazione del sistema di stoccaggio e di esportazione, messa in esercizio della FSRU di Ravenna, sviluppo di Gnl small-scale e ampliamento delle reti di stazioni a Gnl-bio Gnl e in prospettiva a idrogeno); e un contributo alla decarbonizzazione attraverso la piattaforma Energy Transition con lo sviluppo dei gas verdi (idrogeno e biometano), l’avvio del progetto per la dorsale dell’idrogeno italiana ed europea (SoutH2 Corridor), lo sviluppo dell’infrastruttura per la CCS (Carbon Capture and Storage) e l’ulteriore crescita delle attività volte a incrementare l’efficienza energetica.
Per quanto concerne l’evoluzione degli eventi nel Medio Oriente e in particolare nel Mar Rosso, Snam, spiega che continuerà a monitorare le possibili conseguenze e gli effetti sulle attività del Gruppo. Ad oggi, in merito alla gestione delle operations e alla realizzazione del programma investimenti, non si registrano criticità riconducibili a tali eventi. Tuttavia, una eventuale, prolungata interruzione dei transiti di navi (es. navi GNL) dal canale di Suez nell’anno in corso potrebbe dar luogo a tensioni a livello internazionale, con il conseguente impatto sui prezzi dei beni energetici per i quali l’Italia, ed in generale l’Europa, sono fortemente dipendenti dalle importazioni estere. Questi eventi potrebbero avere effetti sull’economia mondiale, aumentando i costi di produzione e influenzando ulteriormente la stabilità economica e la crescita nazionale ed europea, oltre che la gestione delle fonti di approvvigionamento energetico.