
È sul servizio robotaxi che si concentra l’ultima scommessa di Elon Musk. Per alcuni analisti potrebbe anche essere il proverbiale canto del cigno, a giudicare dall’andamento pessimo delle vendite di Tesla e dalla clamorosa lite a distanza con Donald Trump. Il 22 giugno è atteso ad Austin, in Texas, il lancio del servizio di taxi a guida autonoma su cui il visionario multimiliardario naturalizzato statunitense ha puntato negli ultimi anni.
La data, inizialmente annunciata da Bloomberg per il 12 giugno, ha dunque subito un piccolo rinvio, confermato dallo stesso Ceo in un post su X (“Siamo estremamente paranoici riguardo alla sicurezza, quindi la data potrebbe cambiare”). Con un dettaglio in più e di non poco conto circa l’immediato sviluppo del servizio: rispondendo ad un utente via social, Musk ha spiegato che a partire dal 28 giugno i veicoli autonomi Tesla potranno arrivare direttamente a casa del cliente dallo stabilimento/deposito. Per ora le indiscrezioni parlano di almeno 10 Model Y su strada e nelle zone considerate più sicure della città texana (dove Tesla ha il suo quartier generale). Nella fase di kick off del progetto robotaxi i veicoli non saranno accessibili al pubblico ma a un numero ristrettissimo di utenti, selezionati su invito. Inoltre le vetture non saranno completamente autonome, almeno nel primo periodo, dato che operatori Tesla potranno intervenire da remoto in qualsiasi momento.
Le ambizioni di Musk lo hanno portato a garantire “centinaia di migliaia” di robotaxi in circolazione in tutti gli States entro la fine del 2026 ma gli analisti di Baird ne prevedono al massimo 6mila. Tesla dovrà infatti fare i conti con le varie amministrazioni cittadine e con le norme che variano da Stato a Stato, non esattamente tutte permissive come quelle di Austin. La città texana ha infatti condiviso l’entusiasmo del vulcanico imprenditore avviando una task force per monitorare i veicoli a guida autonoma e raccogliere i dati sul traffico. Non solo di Tesla. Musk, nonostante sia un progetto su cui lavora da anni, deve infatti vedersela con un competitor come Waymo, controllata da Alphabet (Google), già operativa in metropoli come San Francisco, Phoenix e Los Angeles oltre, appunto, ad Austin (tramite Uber). Il primo test su strada pubblica servirà anche ad affinare il futuro fiore all’occhiello di Tesla, ovvero il ‘cybercab’, la cui produzione è prevista tra fine 2026 e l’inizio del 2027. Il concept è stato presentato a ottobre e ha suscitato immediato entusiasmo in un periodo in cui il profilo di Musk era sotto ai riflettori per il suo impegno politico al fianco di Trump.
I robotaxi del futuro saranno privi di volante e pedali, dotati di un sistema di ricarica induttiva e saranno venduti a un prezzo inferiore ai 30.000 dollari (circa 27.500 euro). Musk aveva spiegato che il veicolo sarà “10-20 volte” più sicuro di un’auto guidata da un umano, promettendo un futuro in cui “la tecnologia ridurrà drasticamente gli incidenti stradali”. Il mondo finanziario, come sempre, guarderà con interesse alla nuova scommessa di Musk. Per ora, dopo il tonfo nelle vendite e in Borsa, i mercati accolgono ancora tiepidamente le trovate di Mister Tesla. Gli effetti della faida con Trump si stanno facendo sentire. Gli analisti di Baird Equity e Argus Research hanno rivisto le loro posizioni sulla compagnia proprio in relazione alle “incertezze a breve termine” e alle “enormi aspettative” per il lancio del servizio robotaxi atteso questa settimana. La prima società di consulenza ha declassato il rating da ‘outperform’ a ‘neutrale’ mentre la seconda ha ridotto le raccomandazioni da ‘buy’ a ‘hold’.