Duecentocinquanta milioni di investimento, 150 nuovi posti di lavoro diretti, una produzione di 700 mila tonnellate di acciaio all’anno. Questi sono i numeri dell’avveniristico laminatoio Duferco inaugurato a San Zeno, in provincia di Brescia. Poi, però, c’è anche (o soprattutto) il resto: che non si contabilizza, che non è riconducibile alla fredda sintesi dei dati ma che dà il senso, anzi dà un senso, al battesimo del laminatoio meno inquinante d’Europa: è l’orgoglio italiano, è la tenacia della nostra imprenditoria, è la resilienza delle grandi dinasty del nostro Paese.
Con la crisi economica e la congiuntura geopolitica negativa verrebbe facile fare un passo indietro. Invece Duferco ha scelto di andare avanti, avvitata sui valori di famiglia che sono diventati quelli di una famiglia allargata: operai, tecnici, ingegneri che si sentono parte integrante di un’azienda, non semplici dipendenti. Sono le buone pratiche che qualsiasi imprenditore dovrebbe adottare e che non sempre vengono messe a terra. L’intervento del presidente Antonio Gozzi – che ha preceduto quelli del ministro dell’Imprese a Made in Italy Adolfo Urso, del presidente di Confindustria Carlo Bonomi e del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana – ha tracciato la rotta del futuro partendo dal passato.
A livello siderurgico, nel Nord Italia si faceva il green già nell’altro secolo, intuizioni di gente abituata a usare l’ingegno per uscire dagli impasse; ciò che accade oggi è solo un ulteriore step sostenuto da alta tecnologia e intelligenza artificiale. Perché anche con questa, d’ora in avanti, dovremo fare i conti. Chi ha in mente le vecchie fonderie fumanti di una certa oleografia polverosa forse deve aggiornare il registro: il laminatoio di San Zeno sembra una enorme sala di aspetto della Asl costruita con i mattoncini di Lego, tirata a lucido, tubi di qua e di là, sbuffi composti di vapore, senza rumori, solo qualche inevitabile sbalzo di temperatura quando vengono raffreddate travi colore della lava, con una risibile produzione di Co2. Perché, ha sottolineato Gozzi, “noi siamo i campioni d’Europa in fatto di decarbonizzazione”. E’ una medaglietta che il presidente si è voluto appuntare al petto come presidente di Federacciai: in sintesi, quelli brutti e cattivi non stanno qui.
San Zeno per una mattina è stato un grande contenitore di orgoglio e ottimismo. Questa, d’altronde, è l’Italia che ce la può fare. Da sola. Che va oltre le paludi della burocrazia, gli isterismi degli estremisti, gli ingorghi parolai della politica. La bollinatura del ministro Urso e del presidente di Confindustria Bonomi hanno messo il sigillo di ceralacca su un’operazione industriale di primo piano, la benedizione laica del governatore Fontana ha reso merito, invece, a un territorio che sempre di più è davanti a tutti.