Francesco un Papa ‘scomodo’ che aveva a cuore la salute del Pianeta
La sua enciclica, ‘Laudato Si’, pubblicata nel maggio del 2015, resterà una pietra miliare del presente e del futuro. L’enciclica si focalizza sulla cura dell’ambiente naturale e delle persone, senza perifrasi, senza timore di guardare in faccia i problemi,
Non è stato un Papa ‘comodo’, Francesco. Spesso voce controcorrente, votato agli ultimi, ai più deboli, agli emarginati, ai migranti, un “pastore che odorava di pecora”, senza quei mocassini vellutati rossi che, in fondo, sono il simbolo di una certa opulenza della Chiesa, lui che aveva scelto l’umiltà del ‘poverello’ di Assisi di cui aveva scelto il nome, semplice inquilino di Santa Marta, pontefice che stava tra la gente e che non ha mai avuto paura di affrontare i temi delicati della vita quotidiana.
E’ stato uomo di Chiesa e politico ‘di strada’, predicatore dall’eloquio diretto e diritto, uno che appena eletto disse: “Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo. Ma siamo qui”. In periferia l’Argentina, le periferie al centro dei suoi pensieri, il filo conduttore sempre solido, resistente, indissolubile.
E’ stato un punto di riferimento per i cattolici ma anche per i non credenti. E’ morto il giorno dopo Pasqua e nell’anno del Giubileo, per qualcuno è una beffa, per qualcun altro è il segno del destino. O della fede. E’ morto il giorno dopo il suo ultimo bagno di folla, in piazza San Pietro, incurante dei pericoli a cui andava incontro dopo quasi due mesi di ospedale per una polmonite bilaterale, un filo di voce, il respiro affannoso, l’ausilio della sedia a rotelle.
Il popolo, del pueblo, era il suo principale interlocutore, più dei capi Stato, più delle istituzioni: “La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non solo geografiche ma anche esistenziali”, amava ripetere. E poi il Pianeta, la cura dell’ambiente, il rispetto per il Creato ‘sfregiato’ dall’umanità. La sua enciclica, ‘Laudato Si’, pubblicata nel maggio del 2015, resterà una pietra miliare del presente e del futuro. L’enciclica si focalizza sulla cura dell’ambiente naturale e delle persone, senza perifrasi, senza timore di guardare in faccia i problemi, Basta leggere il titolo del primo capitolo per rendersene conto: ‘Quello che sta accadendo alla nostra casa’. Ovvero, dall’inquinamento al cambiamento climatico, dalla scarsità dell’acqua alla perdita di biodiversità, all’agricoltura sostenibile. Un grido di dolore, un appello ai governati. C’è necessità, scrive Francesco nella ‘Laudato Si’, di applicare il concetto di ecologia integrale alla vita politica, concetto che richiede accordi internazionali per proteggere l’ambiente e assistere i paese con redditi più bassi, processi decisionali inclusivi e trasparenti, oltre a un’economia ordinata al bene di tutti.
Le Cop hanno ospitato sovente i suoi interventi. L’ultimo a Baku, in Azerbaijan, per la Cop 29, venne letto dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, lo stesso lanciato nella Bolla del Giubileo ‘Spes non confundit’. Francesco lanciò questo messaggio: “È una questione di ‘giustizia’, non di ‘generosità’: i Paesi ricchi, memori di tante gravi decisioni del passato, si impegnino ‘a condonare i debiti dei Paesi che non saranno mai in grado di ripagarli’, ricordando che tra Nord e Sud del mondo c’è un vero e proprio ‘debito ecologico’ connesso a ‘squilibri commerciali con effetti sull’ambiente’ e ‘all’uso sproporzionato delle risorse naturali’ per lunghi periodi di tempo”.
Adesso, nel giorno della morte, è importante che qualcuno raccolga la sua eredità ‘verde’ e non metta del dimenticatoio i preziosi consigli della ‘Laudato Si’. Da qualche periferia Francesco ci starà guardando.