Non è la vittoria di nessuno, se non del buonsenso. Procrastinare lo stop agli Euro5 in Piemonte, là dove troneggia Torino come città più inquinata d’Italia, era solo questione di raziocinio e non di pancia. Non a caso, il raziocinio di chi governa il Paese – non la Regione, in questo caso: sic parvis magna – non poteva acconsentire l’attuazione di una norma applicata ex abrupto, con ricadute pesantissime sul tessuto economico e sociale di un territorio che non è proprio lo spot della felicità. Non a caso, le altre regioni coinvolte, cioè Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, si sono subito opposte e manco hanno preso in considerazione l’idea di bloccare le autovetture Euro 5, prendendo a pedate la vita di cittadini e imprese. Il Piemonte no, soffocato dalle polveri sottili, primato tristissimo, si è piegato ad attuare questa norma con due anni di anticipo sul diktat Ue per poi ridestarsi e raddrizzarsi. Ma solo dopo proteste e levate di scudi. Al di là delle promesse mantenute – che proprio perché mantenute non dovevano essere ostentate – l’ultimo Consiglio dei Ministri ha partorito (anche) questa decisione. Se ne riparlerà a ottobre del 2024, dello stop agli Euro 5. Forse. Per quel periodo, tra l’altro, l’Europa avrà un nuovo assetto in Commissione e in Parlamento: un dettaglio che non può incidere sulla punizione comminata da Bruxelles ma che non va comunque trascurato nell’ambito di una transizione verde meno radicale di quella voluta dall’ultra-ambientalista Frans Timmermans. Persino la presidente Roberta Metsola ha ammesso in una recente intervista che, ovunque vada, si sente ripetere la stessa parola: flessibilità. Che fa a pugni con la rigidità degli ultimi mesi di gestione dell’esecutivo europeo. Proprio dell’eccessiva rigidità rischiava di essere vittima il Piemonte. Ma bisognava accorgersene prima, non con un piede già nel burrone. Una colpevole distrazione. Ora il governatore Cirio sentitamente ringrazia. Con una nota. Ringrazia il ministro Pichetto Fratin, i ministri Salvini e Fitto, il governo intero. In effetti, il secondo Cdm post tintarella gli ha risolto una bella grana: in fondo le elezioni sono lì, dietro l’angolo. In Europa e in Piemonte. |