Il Ponte sullo Stretto, Salvini, gli uccelli e i soldi da spendere

Un'opera imponente che potrebbe unire il Sud Italia al Nord Europa. Ma ci sono perplessità da parte degli ambientalisti

Dice il senatore Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, che il Ponte sullo Stretto si farà. Un anno e mezzo per avviare la cantieristica e poi il sogno di unire l’Italia dovrebbe diventare realtà in un lasso di tempo definito ‘accettabile’. Ora: al netto del legittimo entusiasmo del ministro nel voler mettere a terra un progetto avveniristico, con il beneplacito dell’Unione europea (che in parte lo sovvenzionerà nell’ambito dei cosiddetti missing link), ci sono alcune asperità da superare. E il primo a rendersene conto è proprio lui, Salvini. Con il sostegno del viceministro Edoardo Rixi, l’esperto delle infrastrutture, uno dei più accalorati assertori della necessità di collegare l’isola al Continente. Se, come pare, il ponte sarà molto green e consentirà attraverso il trasporto su rotaia di abbattere le emissioni di C02, va tenuta in considerazione la visione molto critica e opposta degli ambientalisti. Negli ultimi giorni il tema dominate è quello degli uccelli che, secondo il parere di alcuni, rischierebbero di andare a schiantarsi contro le campate della struttura. Uccelli che il ministro ha definito “non scemi” e che “svolazzerebbero intorno”. Siccome la costruzione del Ponte sullo Stretto è una cosa terribilmente seria, non possiamo pensare che la discussione politico-ambientale, ancorché legittima, scivoli così in basso da coinvolgere la natura in questo senso quasi tragicomico. Il ponte che unisce la Calabria alla Sicilia e che ci consente entrare nel corridoio Scandinavo-Mediterraneo (praticamente dalla Finlandia a La Valletta passando per Svezia, Norvegia, Danimarca, Germania e per l’appunto Italia e Malta), ha quindi una valenza importante per il nostro Paese e ci consentirebbe (anzi) obbligherebbe a collegare davvero il Sud Italia al Nord Europa. Obbligherebbe perché? La risposta è semplice e si innesta nella perplessità sollevata sempre dal ministro Salvini: cosa ce ne facciamo di un’opera ingegneristica così imponente se, poi, l’alta velocità si ferma a Napoli? E dopo Napoli? Il ‘dopo’ – per adesso e chissà fino a quando – è la linea ordinaria sulla quale viaggiano i Frecciarossa da Napoli a Reggio Calabria, accumulando ogni giorno ritardi imbarazzanti. Ma, sempre per citare il leader della Lega, “i soldi ci sono”, bisogna imparare a spenderli in fretta. E, soprattutto, bene.