La Cop27 tra polemiche, promesse e transizione morbida italiana

La Terra geme e va salvata, non ci sono dubbi. Ma né Guterres né il resto del mondo sono così stolti e superficiali da non capire che in questo momento l'attenzione del Pianeta è rivolta alla crisi energetica, amplificata dalla guerra e capitalizzata maramaldescamente da nazioni speculatrici

La Cop27, il vertice dell’Onu sul clima, è cominciata a Sharm el-Sheikh tra molte polemiche e molte attese, ‘tradita’ dai grandi inquinatori come Cina e India, snobbata da Greta Thunberg (ce ne faremo una ragione ma pare voglia passare “il megafono ad altri”), smontata persino dal premio Nobel Mihammad Yunus, eppure… Eppure il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha lanciato l'(ennesimo) allarme: “Siamo vicini al punto di non ritorno”, il mantra che dovrebbe scuotere le coscienze dei leader mondiali. “Una finestra resta aperta”, ha sottolineato sempre Guterres per non uccidere la speranza al primo discorso del primo giorno. Eppure sarebbe cosa buona e giusta che tutti prestassero orecchio a cosa verrà detto nelle prossime due settimane, giusto per non cadere dall’albero quando le conseguenze dei nostri cattivi comportamenti influenzeranno l’esistenza tutta.

Ma lo faranno? Ascolteranno? Ascolteremo? L’esperienza insegna che da Glasgow a Milano, passando per l’accordi di Parigi, alle chiacchiere sono sempre seguiti pochi fatti e questi pochi fatti si portano appresso mille controversie. Chiamali interessi, se vuoi. Guterres comunque ha tirato dritto e pubblicizzato un patto di solidarietà tra i Paesi, l’extrema ratio per richiamare ciascuno a un senso di responsabilità globale, perché “stiamo imboccando l’autostrada per l’inferno”. Un’immagine forte, magari non abbastanza forte.

La Terra geme e va salvata, non ci sono dubbi. Ma né Guterres né il resto del mondo sono così stolti e superficiali da non capire che in questo momento l’attenzione del Pianeta è rivolta alla crisi energetica, amplificata dalla guerra e capitalizzata maramaldescamente da nazioni speculatrici. La domanda è abbastanza semplice: se non riescono a trovare un accordo i 27 dell’Europa, come potranno individuare un punto di vista comune tutte le nazioni? L’Africa martoriata e la Cina su cosa possono individuare un terreno comune? Il Brasile amazzonico del neopresidente Lula e l’India quale territorio quali sentieri possono esplorare insieme?

In tutto questo, l’Italia della premier Giorgia Meloni è andata a Sharm el Sheikh per raccontare che noi alla salvaguardia del clima continuiamo a credere, che il processo di decarbonizzazione non si può fermare, che però bisogna andare verso una transizione morbida, lontana dalle ideologie e vicina ai bisogni della gente. Morale, un colpo al cerchio del clima e uno alla botta della sussistenza, energetica ed economica.