Le coalizioni, la transizione ecologica e i programmi Ecce Bombo
Da quando è stata fissata al 25 settembre la data delle elezioni è partita la campagna elettorale. Litigando su alleanze da un lato (sinistro) e presunte leadership dall'altro (destro), nessuno ha preso in considerazione che per convincere gli italiani c'è bisogno di un programma

Da quando è scoppiata la crisi di governo, anzi da quando è stata fissata al 25 settembre la data delle elezioni, è partita la campagna elettorale. Per la verità senza troppe remore. Litigando su alleanze da un lato (sinistro) e presunte leadership dall’altro (destro), nessuno ha preso in considerazione che per convincere gli italiani – innanzitutto – ad andare a votare e poi a scegliere un partito c’è bisogno di un programma. Posticcio ma (più) lesto è stato Silvio Berlusconi, che ha promesso subito pensioni minime a 1000 euro e un milione di alberi da piantare qua e là lungo la penisola. Reattivo, il Cavaliere, niente da dire…
Ora, a prescindere dall’idea degli alberi (che non è proprio una novità assoluta), è chiaro che una buona parte dalla campagna elettorale si svilupperà lungo la dorsale di temi che stanno diventando sempre più vincolanti, in particolar modo in chiave europea: ovvero, transizione ecologica e sostenibilità, a cui si aggancia inevitabilmente il Pnrr.
Ma transizione ecologica e sostenibilità sono definizioni così larghe e così lasse da portare in dote il dono sgradito della vaghezza. Dono che ricorda un po’ Ecce Bombo, quello di ‘giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio cose’. Al contrario, di fronte a tematiche così rischiose e cogenti, che condizioneranno la nostra esistenza e quella di molte generazioni ancora, c’è un’assoluta esigenza di profondità. E di consapevolezza dei problemi da affrontare. Le coalizioni, o più semplicemente i partiti, dovranno spiegare come si pongono di fronte agli obblighi di decarbonizzazione riguardanti qualsiasi processo produttivo per far diventare l’Italia più green; come intendono restare fedeli alle regole stabilite in ambito europeo (Fit for 55); come agiranno dinnanzi all’esigenza di gestire la crisi energetica; se ci sarà una riapertura sull’argomento delicato dell’estrazione di gas nostrano (ad esempio nell’Alto Adriatico); se il nucleare di quarta generazione è una scelta strategica praticabile e non pericolosa o una pura illusione; se l’idrogeno è il futuro; se le rinnovabili non saranno più ‘schiave’ di una burocrazia folle ed esiziale; se l’indipendenza dalla Russia non sarà pagata a caro prezzo. Un ingorgo di se e di come.
Si attendono risposte, magari inserite in strategie mirate ai prossimi cinque anni, alla prossima legislatura. Il tempo stringe, l’estate vola. Sperando che Ecce Bombo non finisca in qualche lista fintamente ecologica.