Mentre sta per prendere forma il nuovo esecutivo della Ue in una situazione non proprio rilassata – aspettando tra l’altro l’esito dei colloqui di domani e dopodomani al Consiglio europeo tra i capi di governo (a naso non si tratterà di una passeggiata salutare) – l’ormai ex apparato di Bruxelles ha creato le condizioni affinché il trasporto aereo sia meno inquinante e, poco alla volta, si avvicini ai target stabiliti dal Green Deal. Entro il 2050, infatti, i vettori delle compagnie europee dovranno arrivare a zero emissioni, con un check intermedio fissato al 2030 dove dovrà essere certificato un calo del 55%. Tutto questo comporterà sicuramente un beneficio per la salute dei cittadini del Vecchio Continente ma anche un salasso per chi di questi è viaggiatore. Che sia solito usare gli aerei per ragioni di lavoro o solo per turismo poco importa.
Scendendo nel dettaglio, il salasso sarà da 1 (difficile…) fino a 72 euro in più a biglietto perché, a detta delle compagnie, assolvere ai propri doveri ambientali costa tantissimo in termini di investimenti e, nella più classica delle reazioni a catena, si tratta di incombenze che andranno a ricadere sul consumatore finale. Usando una valutazione spannometrica, si parla di 800 miliardi di investimenti da qui al 2050 e quei soldi da qualche parte devono saltare fuori. Precisamente dalle tasche dei cittadini europei. Scendendo ancora di più nel dettaglio, dal 2025 tutti i voli in partenza da un aeroporto europeo saranno obbligati a utilizzare una quota di Saf (il carburante sostenibile per l’aviazione) via via crescente fino al 2050. E chi non riesce o fatica, potrà compensare piantando alberi o riassorbendo l’anidride carbonica emessa.
Sintetizzando: come per le auto elettriche, le case green, gli imballaggi, le pompe di calore eccetera eccetera l’intento è nobilissimo e può essere solo condiviso, ma anche per quanto riguarda il trasporto aereo il nodo sta nel punto di equilibrio economico. Perché la summa di tutte queste regole imposte dall’Unione europea va a impattare in maniera significativa sulle economie famigliari. Ha detto Enrico Letta che la grande sfida della prossima Commissione sarà il finanziamento della transizione verde: “C’è chi stima servano cinquecento miliardi, chi seicento, ma il punto è: chi li metterà questi soldi? E purtroppo su questa come su altre cose l’Europa è divisa”. Letta che era uno dei papabili alla guida del Consiglio, non uno qualsiasi.