Giorgia Meloni ha colto l’occasione dell‘assemblea generale di Assolombarda per ribadire alcuni concetti trainanti della sua gestione e per spedire avvisi a uso esterno (Europa) e interno (opposizioni). Visto il contesto, poi, gli interessi delle imprese sono stati posti sopra tutto e al di sopra di tutto, in maniera che il nostro Paese possa essere sempre “la nave più bella del mondo”, diffondendo così messaggi di cauto ottimismo alla platea degli imprenditori lombardi e, per estensione del concetto, alla platea degli italiani.
La presidente del Consiglio ha voluto porre al centro del suo intervento la transizione ecologica, rielaborando concetti e prese di posizioni non proprio inediti ma a quanto pare sempre utili da ripetere. Come il fatto che la tutela del Pianeta non debba significare necessariamente la soppressione coatta di un’intera filiera industriale. E nell’insistere su questo concetto (“va bene la transizione ecologica però non possiamo smantellare le nostre imprese”), nel sottolineare che alla sostenibilità green si devono sempre accoppiare quella sociale ed economica, ha indirizzato l’ennesimo whatsapp a Bruxelles, ormai teatro di ‘battaglie’ politiche contro un’ideologia ritenuta ultra ambientalista. Il riferimento non è stato solo alle auto elettriche ma ad altre regole che potrebbero destabilizzare il nostro precario sistema economico. Due esempi: la normativa sulle case green e quella sugli imballaggi. Sintetizziamo: l’interlocuzione con Bruxelles non è facile e mai lo è stata, ma Meloni rivendica alcune vittorie ottenute strada facendo da ottobre a oggi per un green – diciamo – di buonsenso. Intanto, però, la premier ha tirato le orecchie alla Ue, ricordando che “qualcosa non ha funzionato se il primo embrione dell’unificazione si chiamava Ceca”, cioè comunità economica del carbone e dell’acciaio, per scoprire poi che “eravamo più esposti su approvvigionamento energetico e materie prime”. Quindi? Il Piano Mattei per l’Africa può essere l’unica risposta?
La sensazione è che Meloni abbia voluto evidenziare l’importanza ineludibile dell’Europa in un contesto altamente precario ma non di ‘questa’ Europa. Del resto, è consapevole che un’altra “battaglia” importante – da consumare in fretta e possibilmente vincere – è quella delle materie prime critiche, i semiconduttori, tutta ‘merce’ che l’Europa non possiede o possiede in quantità ridotte. In un settore definito giustamente nevralgico per il futuro, la Cina sta avanti anni luce e rischia di strangolare le economie mondiali. Non a caso, la presidente del Consiglio ha annunciato che l’esecutivo è al lavoro su un chip act italiano in grado di tutelare e rilanciare l’hi-tech. Benissimo, ma sicuramente è più semplice da raccontare come buon proposito che da attuare.
L’ultimo post di Meloni – tema Pnrr – ha come destinatari i leader delle opposizioni, con un richiamo all’unità nazionale perché “non c’è in gioco il governo ma la credibilità dell’Italia”. Non nuova nemmeno questa. Dovremmo essere un sol uomo, è stata la parte passionale della sua esposizione, e invece c’è chi fa il tifo perché salti tutto. “Quei soldi li metteremo a terra, costi quel che costi”, l’annuncio che falcia ogni residuo di dubbio. “Faremo ciò che va fatto e metteremo tutti ai remi”, la promessa.
Perché la nave più bella del mondo, per adesso, va a remi.