Dunque è tutto vero. Frans Timmermans lascia la Commissione europea per per lanciarsi in una delicata avventura elettorale nella sua Olanda. La notizia, ormai vecchia di qualche settimana e ufficiale da qualche giorno, di per se stessa potrebbe essere ‘masticata’ come – appunto – una semplice notizia di carattere politico, in realtà per il ruolo che aveva assunto Timmermans nell’ultimo periodo del mandato, ha suscitato più di una reazione divergente. Il politico olandese, infatti, è sempre stato molto attento alla tutela del Pianeta, al punto da essere accusato di fanatismo verde e da essere considerato il leader degli ultra-ambientalisti.
Quindi, cosa sta succedendo? Pressappoco questo. L’ala green della Commissione e del Parlamento europeo – in scadenza: le elezioni si terranno tra meno di un anno, nel giugno 2024 – garantiscano che nulla di quanto stabilito potrai mai essere revocato o modificato, con o senza Timmermans, perché si tratta di scelte ineludibili. Una prova? La normativa su Euro 7 appena confermata dal commissario Thierry Bretton. L’ala contestatrice, invece, festeggia (con moderazione) perché spera che la dipartita di Timmermans possa aprire delle fessurine da trasformare poco alla volta in fessure e poi in vere e proprie autostrade per rendere meno impattante la transizione ecologica.
Sono i costruttori di auto, le industrie energivore (hard to abate), agricoltori, parte dei rappresentanti politici a essere meno scettici sul futuro sostenibile dell’Europa. Dall’elettrico alle case green, dalle pompe di calore al packaging i temi su cui – in teoria – si potrebbe tornare a discutere sono tanti. Resta da capire se si tratta di una possibilità concreta oppure solo di ipotesi estive mentre il tam tam del cambiamento climatico, unito a temperature africane e incendi fuori controllo, riempie le cronache quotidiane.
E Timmermans? Considerato il falco del green deal, il principale oppositore delle auto con motore endotermico, l’ispiratore della stretta contro i pesticidi, si candiderà in Olanda con il partito dei Socialdemocratici e dei Verdi. Uomo intelligente, poliglotta (parla cinque lingue), per adesso non si è esposto. Il commiato da palazzo Berlaymont sta avvenendo quasi in sordina ma c’è da scommettere che prima o poi affilerà i coltelli e darà l’addio rispettando il suo stile poco diplomatico e molto diretto. Dopo quasi dieci anni di mandati europei, siamo sicuri che farà sentire la sua mancanza: amato e odiato, rappresentava comunque un punto di riferimento per l’universo green. Gli va dato atto di non essere mai stato banale ma comunque è sempre stato divisivo. “Cosa dice Timmermans?” era al domanda-ritornello. Che non è la stessa cosa di “cosa dice Sefcovic?”, l’uomo che ne ha ereditato la delega.