Catastrofisti? Negazionisti? Il dibattito è aperto non solo tra i metereologi ma anche tra i rappresentanti della politica nazionale e internazionale, da Roma a Bruxelles e da Bruxelles oltre le Colonne d’Ercole dell’Europa. Perché? Perché è semplice: cosa sta succedendo in Italia, ma non solo in Italia, ha costretto tutti a spalancare gli occhi. Così, la litania ormai consunta del “non ci sono più le stagioni di una volta” si è trasformata ne “il mondo è cambiato, facciamo qualcosa, non c’è più tempo”. A meno che non si considerino temperature torride, alluvioni, siccità, eccetera eccetera figli legittimi di una ciclicità ‘normale’. Ed è proprio qui che si complica la situazione e il contraddittorio sfocia nello scontro. E lo scontro genera confusione nel cittadino comune. E nessuno vince ma perdono tutti.
Quindi? Quindi crediamo che debba essere usato – come sempre – il buonsenso per fare in maniera che non si generi una situazione di allarme ingiustificato o non si faccia finta che non sia successo nulla o che quel presunto nulla sia considerato ininfluente. Viene in mente una immagine del vignettista politico Osho: raffigura Greta Thunberg e la dicitura suona così: “Grazie ar cazzo che fa caldo, siamo a luglio”. Ora, al di là del turpiloquio romanesco, è fuori discussione che luglio abbia temperature elevate, lo è meno che – restando al nostro Paese – il Nord sia flagellato da vento, grandine e piogge torrenziali mentre al Sud tutto bruci. Ci hanno raccontato, gli studiosi del Cnr, che è colpa della ‘supercella’ per i cicloni e del cambiamento climatico per la graticola del centro Sud. Non ne dubitiamo, malgrado l’argomento sia indigesto. Un po’ come quando era di moda parlare del buco dell’ozono, un tema incandescente, che però si sta risolvendo. Come? Grazie alle misure prese dall’uomo, la più importate battaglia ambientale vinta nell’ultimo secolo.
Anche per le bizzarrie del clima la soluzione pare sia sempre la stessa: abbattere le emissioni di Co2, accelerare i processi di transizione ecologica, trattare il pianeta come un Grande Malato. L’uomo sia artefice del suo destino, raccontavano gli umanisti. Allora come adesso…