Elettricità Futura denuncia alla Ue legge Sardegna che sospende rinnovabili

Ieri il Consiglio dei ministri ha deliberato di impugnare la legge della Regione Sardegna in cui si bloccava la realizzazione di tutti gli impianti.

La transizione ecologica “non solo la promuoviamo ma la difendiamo. E per questo non possiamo accettare che la transizione ecologica si trasformi in speculazione. La nostra legge blocca tutti gli impianti che è possibile bloccare per un massimo di 18 mesi e prevede che tutte le installazioni di nuovi impianti di energie rinnovabili – per i quali i lavori non siano già iniziati – siano fermate. Con qualche eccezione per quelli dove non è prevista occupazione di suolo, le comunità energetiche o piccoli impianti per l’autoconsumo o per la produzione agricola. La mia Giunta sta lavorando per definire la mappa delle aree idonee in modo da consentire le autorizzazioni solo di quegli impianti che rispetteranno tutti i requisiti necessari“. Parlava così ieri, la presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, in un’intervista a Repubblica. In serata però il Consiglio dei ministri ha deliberato di impugnare la legge della Regione Sardegna n. 5 del 03/07/2024, recante ‘Misure urgenti per la salvaguardia del paesaggio e dei beni paesaggistici e ambientali’, in quanto talune disposizioni in materia di energia da fonti rinnovabili, “eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale ed europea, violano gli articoli 3, 41 e 117, primo e terzo comma, della Costituzione, ed è stata, altresì, deliberata la richiesta alla Corte costituzionale di sospensione, in via cautelare, dell’articolo 3 della legge regionale impugnata”.

Non è finita. Elettricità Futura, ovvero la principale associazione della filiera industriale nazionale dell’energia elettrica rappresentando oltre il 70% del mercato elettrico italiano, ha presentato una denuncia alla Commissione europea per “sollecitare l’avvio di una procedura di infrazione in merito alla Legge Regionale della Regione Sardegna, la 5 del 2024, che istituisce il divieto di realizzare nuovi impianti di produzione e accumulo di elettricità rinnovabile fino a 18 mesi”, sottolineando come la moratoria sia in “insanabile contrasto con l’intero quadro giuridico europeo in materia di produzione di energia rinnovabile”.

In Sardegna si sta consumando una battaglia che non sarebbe mai dovuta iniziare, commenta il Wwf, che sottolinea come la transizione energetica rappresenti una grande opportunità per l’isola e sarebbe grave se, per errori, ritardi o strumentalizzazioni, si rinunciasse ad un obiettivo unico nel panorama nazionale e non solo: il passaggio diretto dall’energia da fonte fossile a quella da fonte rinnovabile. Il Wwf chiede dunque alla Regione Sardegna, e in particolare alla presidente Todde, di candidarsi ad essere la prima Regione carbon free, totalmente affrancata dall’energia fossile. E chiede di completare rapidamente il lavoro di pianificazione avviato per determinare le localizzazioni dei nuovi impianti salvaguardando al tempo stesso quei valori ambientali che fanno della Sardegna uno scrigno di biodiversità e bellezza in mezzo al Mediterraneo. “La mobilitazione spontanea di comitati locali merita attenzione perché è una risposta ad un numero di richieste oggettivamente improponibile rispetto agli stessi obiettivi che la Regione è chiamata a rispettare in termini di produzione energetica da fonti rinnovabili”, ricorda il Wwf. “Allo stesso tempo, non si può non denunciare chi, per interessi economici legati all’energia fossile, sta cavalcando la protesta, confondendo richieste con progetti operativi e puntando su un modello energetico in continuità con quello attuale – dal carbone al metano – che non risolve una situazione grave che vede oggi l’energia prodotta in Sardegna provenire per il 75% da fonti fossili”.

L’impugnazione della moratoria sarda da parte del Governo è un segnale a tutte le Regioni, tenute ad emanare le leggi attuative del decreto ministeriale Aree Idonee”, puntualizza Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, il quale auspica “che le Regioni vi leggano una chiamata alla responsabilità e lavorino per sviluppare i nuovi impianti rinnovabili necessari a raggiungere i target regionali fissati dal decreto Aree Idonee. Nel caso della Sardegna – aggiunge Re Rebaudengo – l’obiettivo è installare oltre 6 GW aggiuntivi al 2030 (rispetto a quanto installato al 31 dicembre 2020): per raggiungerlo dovrebbe installare 1 GW all’anno, quando invece negli ultimi anni ne ha installato circa 0,2 GW all’anno. Cioè dovrebbe fare 5 volte di più all’anno, anziché bloccare tutto”.

Per cui “abbiamo ritenuto opportuno denunciare la moratoria alla Commissione europea, in primis, perché contrasta con l’ordinamento europeo, ma anche per mandare un messaggio chiaro e di portata più ampia: l’Italia è tenuta ad attuare le Direttive europee, RED II e RED III, emanando provvedimenti con esse coerenti”, prosegue il presidente di Elettricità Futura. Infine “duole constatare che non solo la moratoria della Sardegna, ma anche gli ultimi provvedimenti del governo, come il decreto legge Agricoltura, il decreto ministeriale Aree Idonee e il decreto legislativo sui regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili (da alcuni chiamato Testo Unico delle rinnovabili), sono in contrasto con la normativa europea e rendono impossibile il raggiungimento del target rinnovabili 2030”. Se “il Pianeta è sull’orlo del baratro”, come ribadisce l’Onu, “è incredibile l’ostinazione del nostro Paese nel frenare la transizione energetica”, conclude Re Rebaudengo.