Energia, venti forti e tempeste aumentano produzione eolica ma poi turbine si spengono

Per Gabriele Martinelli, responsabile della ricerca energetica europea presso Lseg, a Montel "la produzione è scesa a circa 2 GW dopo mezzogiorno in Belgio"

Intuitivamente viene da pensare che durante forti tempeste o addirittura uragani, più vento significhi più energia eolica. Funziona così solo fino a un certo punto. Anche le turbine devono proteggersi proprio come fanno le comunità quando le condizioni meteorologiche diventano estreme. E si fermano. La produzione eolica nei paesi dell’Europa nordoccidentale è aumentata vertiginosamente ieri quando la tempesta Ciaran ha portato velocità del vento estreme, tuttavia – sottolinea il sito specializzato Montel – la produzione è stata inferiore alle previsioni a causa dell’arresto automatico delle turbine per motivi di sicurezza. Il Belgio è stato tra i Paesi più colpiti da queste riduzioni deliberate della produzione, ha affermato Gabriele Martinelli, responsabile della ricerca energetica europea presso Lseg, a Montel. Addirittura la produzione è scesa a circa 2 GW dopo mezzogiorno, più che dimezzando la produzione vista all’inizio della giornata.

Nel Regno Unito, con i limiti operativi in ​​atto per prevenire danni, le turbine si sono trovate ad affrontare una situazione paradossale poiché la velocità del vento ha raggiunto i 180 chilometri orari (108 mph), superando di gran lunga la loro capacità operativa. Ciò ha reso necessario uno spegnimento automatico, una rarità, poiché le turbine in genere affrontano tali situazioni solo pochi giorni o ore all’anno. Lo spegnimento delle turbine eoliche durante la tempesta Ciarán ha acceso un dibattito Oltremanica sulle sfide legate all’affidamento a fonti di energia rinnovabile in condizioni meteorologiche estreme.

Le turbine posizionate al largo della costa nord-orientale del Regno Unito nel Mare del Nord operano con velocità del vento fino a 50 miglia all’ora circa, dopodiché vengono spenti, ha spiegato alla Bbc, Simon Hogg dell’Università di Durham, che detiene una cattedra finanziata dalla società energetica Ørsted. Tecnicamente, le turbine sono progettate per resistere a velocità del vento anche più elevate. Sono realizzate con compositi in fibra di carbonio resistenti ma leggeri e processi di produzione automatizzati aiutano a garantire il posizionamento uniforme delle fibre, che è importante per la robustezza delle pale. I produttori di turbine eseguono anche una serie di prove di stress sulle pale ma la fallibilità, soprattutto delle turbine più grandi, non svanisce. Anzi, l’assicuratore GCube rileva in un recente rapporto  citato dalla Bbc che le perdite legate all’energia eolica offshore sono aumentate da 1 milione di sterline nel 2012 a oltre 7 milioni di sterline nel 2021. Inoltre, le macchine con capacità superiori a 8 MW possono subire guasti ai componenti entro soli due anni dall’installazione, aggiunge GCube, a una velocità più che doppia rispetto ai dispositivi da 4-8 MW.

C’è poi anche la questione economica legata al posizionamento delle turbine in luoghi dove i venti sono particolarmente variabili. Ad esempio nel golfo del Messico i venti deboli sono comuni per gran parte dell’anno, con l’occasionale uragano che si fa strada. “Se progetti la turbina in modo che sia abbastanza forte da resistere al picco di vento, allora dovrai sostenere molti costi aggiuntivi per i periodi di vento leggero“, osserva James Martin, amministratore delegato di Gulf Wind Technology, riporta la Bbc.