Rimediare agli sbagli del passato. Quel passato, ha spiegato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani – intervenendo al convegno ‘La finanza sostenibile al servizio del Paese: situazione attuale e strategie future’ – che ci ha visti “insistere sulle sorgenti fossili” per creare energia. Nella marcia di avvicinamento al net zero, il primo passo da compiere è modificare la “produzione primaria, dipendente dagli idrocarburi” mettendo mano alle “infrastrutture”. Per ottenere questo risultato nel più breve tempo possibile, la strada è segnata. E il Pnrr, che funziona solo come “acceleratore”, mette le “basi per la trasformazione”, ha sottolineato il ministro, convinto che la transizione non si possa realizzare in “quattro o cinque anni” ma che ci voglia inevitabilmente più tempo.
Il compito dell’Italia e dell’Ue è quello di “dare il buon esempio”, ha detto Cingolani, con l’auspicio che, nel post 2030, siano i giovani a guidare il cambiamento energetico, anche perchè “con la crescita della domanda sarà impossibile non vedere energie nuove, pulitissime, per cui serviranno ricerca, sviluppo, visione”, ha rimarcato.
Oltre al gas e agli idrocarburi, il punto di svolta è rappresentato dall’elettricità. Cingolani ha fatto una semplice operazione matematica, tipo due più due uguale quattro. “La domanda di elettricità verde deve crescere con l’offerta di elettricità verde” con l’intento di non creare “scossoni sociali”. Come è possibile tutto questo? Intanto il primo passo è “trovare un compromesso tra una transizione sufficientemente rapida ma anche sufficientemente lenta per permettere alla società di adattarsi“.