Comunità energetiche come risposta alla crisi. Il 65% dei cittadini ritiene che le Comunità energetiche (Cer) possano essere uno strumento in grado di aiutarli nell’affrontare la crisi energetica, quota che sale al 70% tra le imprese (di cui 1 su 4 ritiene che le Cer diano un aiuto per superare la crisi energetica e aumentare contestualmente la propria competitività). Inoltre la propensione a partecipare a una Cer raggiunge quasi il 60% fra i cittadini, il 56% tra le imprese, e su entrambi i target una quota consistente, il 19%, si dichiara molto propenso a partecipare a una comunità energetica. Questi alcuni dati del Report ‘Le comunità energetiche contro la crisi’, che Fondazione Symbola, Gruppo Tea e Ipsos hanno presentato oggi a Mantova. Un’indagine che mette a fuoco il livello di conoscenza e diffusione delle comunità energetiche nel Paese, nelle imprese, nel mondo ecclesiale e nella società civile.
“Le Comunità Energetiche Rinnovabili – dichiara Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – sono uno strumento formidabile per affrontare la crisi climatica, abbassare le bollette, rendere l’Italia più libera da ricatti energetici puntando sulle rinnovabili. Per muoversi sulla linea indicata dall’Europa con il Next Generation EU: coesione, transizione verde, digitale. Lo pensano i cittadini, imprese, diocesi, anche se molto resta da fare per far conoscere e rendere praticabili le Cer. In particolare va colmato il ritardo accumulato nell’approvazione dei decreti attuativi. Mi pare che il nuovo ministro Gilberto Pichetto Fratin abbia dato assicurazioni su questo. L’Italia può essere protagonista della transizione verde con un’alleanza tra società, imprese, istituzioni. Tra comunità, empatia e tecnologia che può rendere più forte la nostra economia e un ruolo importante possono svolgerlo anche piccoli comuni e parrocchie“.
Tra le imprese, secondo lo studio, 3 su 4 ne hanno sentito parlare (75%), e nella popolazione circa una persona su sei (15%). Tuttavia, è solo il 13% dei cittadini a conoscere bene il concetto di Cer, il 32% delle imprese ma ben il 47% dei referenti diocesani. Le principali opportunità nel partecipare a una Cer, secondo la popolazione, sono il risparmio e la garanzia di indipendenza e sicurezza energetica sul territorio, citate quasi a pari merito. Anche se numericamente più marginali, non mancano le aspettative positive in termini di impatti sulla società e sull’ambiente (l’adozione di un modello più sostenibile, la lotta alla povertà energetica, il rafforzamento dei legami di comunità). Tra le imprese le principali opportunità individuate sono i vantaggi sulla bolletta energetica (62%), il ritorno in termini di immagine (25%) e la possibilità di rendere più solido il legame con la comunità locale e il territorio (20%). L’indagine rileva tuttavia ancora scarsa informazione sulle modalità a e tempi di realizzazione e sulla entità degli investimenti economici che lo strumento richiede, seguiti dalla difficoltà nel cambio di mentalità, dall’incertezza del quadro di norme e adempimenti burocratici. Secondo lo studio, inoltre, l’85% dei referenti diocesani ritiene che le Comunità energetiche possano incidere positivamente in termini di aumento dell’energia rinnovabile prodotta in Italia. Tuttavia, è il 43% dei referenti diocesani a sostenere che solo alcune parrocchie riusciranno ad adottare lo strumento nei prossimi anni. Inoltre, sono soprattutto le imprese a vedere le Cer come uno strumento attuabile in tempi brevi (41% pensa che si affermeranno nei prossimi 5 anni) .
“Quanto è emerso oggi conferma l’urgenza di definire le regole attuative necessarie a dare avvio definitivo alle Comunità. Nel bel mezzo di una crisi energetica, sussiste un vuoto normativo ingiustificabile, che speriamo si colmi entro il mese, che rallenta i tanti progetti in essere nel nostro Paese – ha commentato il presidente di Gruppo Tea, Massimiliano Ghizzi – Il processo verso la transizione energetica è avviato, urgente e trasversale, e le CER rappresentano senz’altro una soluzione concreta. In questo processo sono molti gli attori coinvolti, ma fondamentale, mi pare, il ruolo delle multiutility come Tea, già impegnata in questo settore, chiamate a supportare gli Enti locali nell’abbracciare al meglio queste opportunità di sviluppo ambientale, economico e sociale, e a svolgere un ruolo attivo nel promuovere un cambiamento culturale nelle rispettive comunità”.