Dagli scarti del legno a combustibile: cos’è il pellet

Sul mercato ne esistono diverse tipologie, con caratteristiche differenti a seconda delle esigenze del consumatore

Il pellet, tornato prepotentemente alla ribalta come combustibile destinato al riscaldamento, è un materiale prodotto dagli scarti della lavorazione del legno, in particolare trucioli e segatura che vengono essiccati, pressati e densificati fino a formare i classici cilindri di piccole dimensioni. Il pellet viene utilizzato nelle apposite stufe che, bruciandolo, emettono calore.

Sul mercato esistono diverse tipologie di questo particolare combustibile, con caratteristiche diverse a seconda delle esigenze del consumatore. Ma allora come fare a scegliere? Affinché la combustione non danneggi la salute delle persone e quella dell’ambiente, per produrre il pellet è necessario utilizzare soltanto legname che non abbia subito trattamenti chimici: quindi niente colla, vernici o solventi che, bruciando, sarebbero tossici.

Un altro elemento da valutare prima dell’acquisto è la quantità di segatura contenuta nel prodotto; sè è molto alta è più facile che i granuli si sfaldino, intasando il braciere e diminuendo la capacità calorifera. Anche la presenza di certificazioni può aiutare nella scelta.

Il pellet viene utilizzato nelle apposite stufe e riesce a generare calore attraverso quattro fasi: essiccazione, gassificazione, combustione e formazione di cenere (ques’ultima è la parte non combustibile del prodotto). La qualità di un pellet si vede anche dalla quantità di cenere prodotta: se è poca significa che viene prodotto calore senza inquinare l’ambiente.

L’uso di biomasse legnose per la produzione di calore consente di ridurre le emissioni di CO2eq tra l’89% e il 94% rispetto ai combustibili fossili tradizionali.