Draghi canta vittoria: “Accontentati sul ‘price-cap’ del gas”
Il premier ha parlato al termine del Consiglio straordinario della Ue: "Il massimo impatto per le sanzioni alla Russia arriverà in estate. Noi paghiamo in euro. Con il blocco del grano ucraino si rischia una catastrofe umanitaria"
I capi di stato e governo riuniti a Bruxelles per un Consiglio straordinario hanno approvato il paragrafo delle conclusioni sull’energia che riguardano il cosiddetto ‘price-cap’, ovvero il tetto al prezzo dell’energia. Nello specifico del gas. Una richiesta portata in Belgio direttamente dal presidente del Consiglio, Mario Draghi. “Siamo stati accontentati”, commenta il premier nel corso della conferenza stampa con una certa soddisfazione. Infatti, da questa partita a scacchi l’Italia non ne esce penalizzata.
Definito dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, come un “grande passo avanti”, l’intesa raggiunta dai 27 paesi membri consentirà di tagliare del 90% le importazioni di petrolio da Mosca entro la fine dell’anno, sbloccando così il sesto pacchetto di sanzioni. “L’accordo è stato un successo completo. Il momento di massimo impatto sarà da questa estate in poi”, la riflessione di Draghi, mostratosi in precedenza titubante su una presa di posizione unanime, da parte degli Stati, relativamente all’embargo del petrolio russo.
L’energia, come era prevedibile, è stato il tema più caldo della due giorni di Bruxelles. “La Commissione ha fatto una presentazione ricca e interessante sul ‘RePowerEu‘”, ovvero la strategia volta a scollarsi dalla dipendenza energetica di Mosca. La concentrazione delle azioni dell’Ue andrà verso molteplici direzioni, la sottolineatura del presidente del Consiglio: “Risparmi, acquisti congiunti, investimenti in rinnovabili, soluzioni al caro-prezzo, funzionamento del mercato energia”, sono le principali azioni che dovranno essere adotta6te. Sulle forniture di gas, i russi hanno prodotto condizioni di pagamento diverse. “Nel nostro caso la fornitura si intende pagata quando viene pagata in euro, e convertita in euro da un intermediario sul mercato, e non dalla banca centrale”, spiega il premier.
I bisogni emersi dalla guerra in Ucraina aumentano la necessità di adottare provvedimenti comuni. “Sono almeno dieci anni che continuo a ripetere che serve un bilancio comune per evitare di continuare di procedere programma per programma”, premette Draghi. Secondo quest’ultimo, infatti, i bilanci nazionali non sono sufficienti, e la direzione da percorrere deve andare verso la creazione di un bilancio europeo diverso, fatto di spese comuni per investire su ciò che serve per uscire dalla crisi.
Da crisi energetica a crisi alimentare il passo è stato breve. Il blocco del grano ucraino rischia di mettere in ginocchio il mondo intero e, secondo il premier, si tratterebbe di “una vera e propria catastrofe umanitaria di portata gigantesche che può abbattersi su milioni di persone che potrebbero ritrovarsi in una situazione di carestia”. L’Unione europea, tuttavia, è al lavoro per permettere la vendita del cereale sul mercato globale. Oltre all’ipotesi del corridoio marittimo, spiega Draghi, esiste una seconda soluzione: “Un piano per il trasporto con la ferrovia”, l’obiettivo è fare in modo di evitare il collasso dei mercati, incluso quello ucraino. “Dobbiamo fare presto, perché la stagione dei nuovi raccolti si avvicina, e se i silos non sono vuoti si pone un problema”, l’avvertimento del premier. Per scampare anche a quest’ultima emergenza, sarà necessario uno sforzo diplomatico, militare e logistico molto importante. “Ne ho parlato con Macron e Scholz. Qui chi sembra avere la leadership del processo sembrano essere le Nazioni Unite. Bisogna capire cosa può fare l’Unione europea”, la conclusione del presidente.