La crisi in Medio Oriente porta con sé i rischi di nuovi shock energetici, ma l’Ue ha la possibilità di evitarli con investimenti in “rinnovabili e risparmio energetico”, che rappresentano “l’uso più intelligente dei fondi di coesione”. L’Italia, qui, ha fatto e sta facendo bene, come dimostrato dal Superbonus, “forma di sostegno che in prospettiva consente massicci risparmi in bolletta, che è una situazione conveniente per tutti”. Ma il Paese può fare ancora meglio. La commissaria europea per la Coesione, Elisa Ferreira, nell’intervista concessa a GEA-Eunews, offre consigli utili per la politica in tempi di rinnovate tensioni. Sulla scia del conflitto arabo-israliano i listini dei prodotti energetici hanno iniziato a registrare rialzi, e per Ferreira questo non può che rilanciare con forza un politica energetica sostenibile. “E’ qui che si sta concentrando la politica di coesione: rinnovabili e risparmio energetico”, e qui, sottolinea, “l’Italia, tutto il Paese ma in particolare il Sud, ha le condizioni per aumentare ulteriormente l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, che sia idro-elettrica, eolica, da pannelli solari”.
Ma non c’è solo la politica di coesione a disposizione di Italia e Paesi membri dell’Ue. C’è anche il meccanismo per la ripresa, NextGenerationEu, con il suo recovery fund che può e deve essere usato per le stesse finalità di sostenibilità e sicurezza energetica. Non è semplice, perché le risorse che arrivano da questo meccanismo vanno effettivamente usate entro il 2026. Ma Ferreira è certa che il Paese ce la farà. “Mi aspetto che il risultato finale sia soddisfacente, con nessuno spreco” di risorse. Perché “il ministro Fitto (Raffaele, ndr) è un uomo di esperienza, così come ritengo che lo siano le municipalità e le Regioni”. Certo, bisognerà dare una mano agli amministratori locali, “soprattutto al Sud”, perché oggi le necessità sono cambiate rispetto al passo. Le sfide di oggi, ricorda la commissaria europea, “riguardano il clima, la green-economy, la digitalizzazione”, temi che portano questioni burocratiche, occupazionali, gestionali.
L’Ue è disposta ad aiutare, ma chiede in cambio ai governi, incluso quelle italiano, una mano per la riforma che si rende necessaria al fine di poter sostenere meglio gli Stati. Soprattutto in un contesto di nuove tensioni, la Commissione avverte la necessità di risorse proprie, vale a dire soldi suoi, che non siano i contributi dei bilanci nazionali. Il Meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere (Cbam), elemento del Green Deal e che rappresenta un ‘carbon tax’ per le attività ad alta intensità di CO2, “non può essere il solo strumento” a disposizione dell’esecutivo comunitario, scandisce Ferreira. “Ne serviranno altri”, ed è inevitabile. “Quando parliamo di meccanismo per le risorse proprie non esiste un modo per avere un’unica fonte di risorse che risolva tutti i problemi”. Per tale ragione “auspico che gli Stati membri trovino una convergenza su questo