L’energia è stata, insieme alla guerra, la parola chiave del 2022. Dopo due anni di pandemia l’Europa, e soprattutto l’Italia, è rimasta sconvolta dall’impennata delle bollette. L’incremento di luce e gas era già partito nella seconda metà del 2021, in concomitanza di un rallentamento delle forniture di metano da parte della Russia, ma dopo l’invasione dell’Ucraina, il boom dei costi energetici ha devastato i bilanci di famiglie e imprese. Il clou dei rincari è avvenuto ad agosto, quando la siccità e il blocco di metà delle centrali nucleari francesi si sono aggiunti alla drastica riduzione dei flussi di gas da Mosca. Due numeri: il 24 maggio 2020 il Ttf, l’indice di riferimento del mercato europeo per il metano, era a 1,8 euro/MWh, mentre il 29 agosto ha toccato i 349 euro. Parallelamente, visto che metà dell’energia elettrica italiana è prodotta col gas, il Pun (prezzo unico nazionale) è passato da valori nettamente inferiori ai 50 euro/MWh al picco di circa 700 euro ad agosto.
Come conseguenza dei rincari energetici le bollette di luce e gas hanno subito aumenti fino al 400%. L’ultimo rialzo, a fine settembre, ha riguardato l’energia elettrica del cosiddetto mercato tutelato: +59%. Un balzo che influito pesantemente sull’inflazione registrata a ottobre, che secondo Istat è cresciuta del 3,5% rispetto al mese precedente e dell’11,9% annuo.
La situazione sui mercati, a fine ottobre, è radicalmente mutata, complice un crollo dei consumi, che nelle ultime settimane sono ipotizzabili nell’ordine del 20% come legittima difesa nei confronti del caro-bolletta, un clima anomalo e mite e un tasso di riempimento degli stoccaggi che punta al 100% in Europa. Per cui il Ttf con consegna a novembre è a 113 euro/Mwh, mentre il prezzo italiano giornaliero è addirittura precipitato – dato del 28 ottobre – a 38,1 euro, facendo così scendere la media prezzo mensile a quota 82,1. Il motivo? L’Italia ha un clima ancora più caldo rispetto al resto del Continente, inoltre quasi due terzi degli approvvigionamenti avvengono via gasdotto, che generalmente ha prezzi fissi. E’ stata infatti la mancanza di gas da tubo, in Europa, in particolare dalla Russia, a far scattare la corsa al Gnl, gas liquefatto, che proviene principalmente dall’America e dalla Norvegia, oltre che da Africa e Medio Oriente. Corsa che ha comportato il rally delle quotazioni. Proprio grazie al fatto che ben oltre 100 milioni di metri cubi di gas arrivano nel nostro Paese attraverso i gasdotti (Algeria, Libia, Azerbaigian, Nord Europa, Russia), i prezzi italiani sono più bassi rispetto al Ttf. Il gas tricolore addirittura si esporta, soprattutto verso Nord-Est da Tarvisio e Gorizia.
L’energia elettrica, essendo dipendente in Italia dal gas, è meno cara anch’essa. Il Pun di sabato 29 ottobre è addirittura a 100 euro/MWh e la media di ottobre è a 217 euro. Quella di settembre, che ha influito sulle decisione di Arera in riferimento all’ultimo rialzo delle bollette, era a 429 euro per megawattora.
La domanda è: cosa accadrà nei prossimi mesi? A metà settembre Goldman Sachs aveva pubblicato una nota sul mercato dei prezzi del gas, in seguito alla sospensione delle forniture del North Stream 1. Gli analisti della banca d’affari americana non erano preoccupati per il livello delle scorte in Europa, a loro avviso “il riempimento degli stoccaggi a ottobre dovrebbe superare il 90%”. Di conseguenza “i prezzi del Ttf, sebbene su livelli più elevati del previsto, scenderanno gradualmente in inverno al di sotto di 100 euro/MWh nel primo trimestre”. Tuttavia, sostiene Goldman, riempire le scorte nel 2023 “sarà più difficile di quest’anno, il che richiederà un’ulteriore distruzione della domanda”. Così la banca d’affari Usa ha aumentato la previsione del prezzo del gas per l’estate 2023 “a 235 euro/MWh” dai precedenti 153. L’analisi rispecchia più o meno le aspettative dei principali operatori. Per cui le bollette daranno una tregua nei prossimi mesi, anche senza l’introduzione di price cap europei, per poi risalire – se non cambia il contesto internazionale – da primavera. La tariffa del gas, dopo la riforma della bolletta di Arera, dovrebbe calare di un 15-20% a novembre, mentre per quella della luce bisogna aspettare dopo Capodanno. La preoccupazione di società e governi sono per l’inverno 2023-2024: ci sarà gas sul mercato per riempire gli stoccaggi futuri? Ci saranno rigassificatori pronti a trasformare il Gnl in stato gassoso pronto per essere immesso nelle reti?
Le preoccupazioni delle istituzioni sono le stesse delle famiglie, le quali già da mesi stanno puntando sulle alternative al gas per il riscaldamento. Le vendite di stufe sono aumentate di circa il 10% in Italia. Questo perché, nonostante i rincari che ha subito il pellet (praticamente è raddoppiato in un anno), la stufa fa comunque risparmiare. Secondo le simulazioni di Aiel (Associazione italiana energie agroforestali), basandosi sui prezzi di gas e gasolio di settembre, chi usa pellet può spendere il 36% in meno nell’arco dell’anno, chi si affida alla legna il 69%, mentre chi scommette sul cippato può risparmiare fino all’83%.