Il G7 valuta per Paesi vulnerabili accesso a tutti mercati energetici. Incluso quello russo
Se una porta forse si apre, un’altra invece si chiude. È quella del nucleare civile. Dopo carbone e petrolio, è tempo di mettere un bando anche quest’altra risorsa naturale di cui la federazione russa è ricca
La possibilità di “garantire che i Paesi più vulnerabili e colpiti mantengano l’accesso ai mercati energetici, anche dalla Russia” adesso compare nell’agenda politica del G7. Un’eventualità, quella su cui ragionano Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti, tutta da valutare ma che potrebbe permettere di avanzare con le sanzioni nei confronti di Mosca per l’aggressione dell’Ucraina. Non è un controsenso, al contrario è la mossa che consentirebbe di procedere verso una moratoria del gas, ancora non toccato dalle sanzioni per evidenti difficoltà sia di approvvigionamenti sia per la forte dipendenza di alcuni Stati membri dell’Ue.
L’Ungheria acquista da Gazprom il 95% di tutto il gas che importa per permettere funzionamento industriale e vita domestica, la Slovacchia compra sempre dal gigante russo l’85% di tutto il gas di cui ha bisogno, e la Bulgaria soddisfa il proprio fabbisogno per tre quarti (75,2%) acquistano sullo stesso mercato. Anche la Repubblica Ceca si affida completamente alla Federazione Russa per il gas. Se l’Unione europea dovesse ottenere il via libera in sede internazionale per poter continuare a fare acquisti, seppur limitati, nello spazio energetico russo trovare un’intesa sarebbe più semplice.
I Ventisette hanno diversi sistemi energetici, diversi mix. Non tutti possono permettersi di rinunciare alla Russia allo stesso modo, alcuni molto meno di altri, come visto. La nota congiunta del G7 sulla guerra in Ucraina e le ripercussioni sul settore dell’energia se da una parte condanna sia le manovre militari sia l’utilizzo ricattatorio dell’energia, dall’altra sembra prendere atto della necessità di rivedere le strategie. Indebolire economicamente il Cremlino vuol dire anche ridurre gli introiti derivanti dalle commesse di gas. Nulla di certo, nulla di stabilito. “Rimaniamo impegnati a considerare una serie di approcci”, chiariscono i sette governi, incluso quello di sanzioni a geometrie variabili. “Prenderemo in considerazione anche i meccanismi di mitigazione insieme alle nostre misure restrittive per garantire che i paesi più vulnerabili e colpiti mantengano l’accesso ai mercati energetici, anche dalla Russia”.
Se una porta forse si apre, un’altra invece si chiude. È quella del nucleare civile. Alimentare centrali, per chi le ha, vuol dire reperire uranio utile allo scopo. È la materia prima indispensabile per alimentare i reattori e produrre energia. Tra i principali produttori di uranio c’è proprio la Russia. Qui il G7 è chiaro. Dopo carbone e petrolio, è tempo di mettere un bando anche quest’altra risorsa naturale di cui la federazione russa è ricca. “ Ridurremo ulteriormente la nostra dipendenza dal nucleare civile e dai beni correlati dalla Russia”, l’impegno del G7, deciso a lavorare “in solidarietà e in coordinamento” al fine di “stabilizzare i mercati e mitigare gli aumenti dei prezzi dell’energia”.