Dall’Ue alla Cina la corsa all’idrogeno pulito: “È il nostro futuro”

L’Unione europea intende incrementare dall’attuale 2% al 12-14% la quota di approvvigionamento all’idrogeno entro il 2050 e per questo vuole agevolare la cooperazione tra i Paesi e i principali player globali

idrogeno

Posso assicurarvi che l’Europa prende sul serio l’idrogeno pulito. Fa parte del nostro futuro”. Più che una promessa, le parole della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, rappresentano una dichiarazione d’intenti rispetto a una fonte energetica potenzialmente inesauribile. Le frasi, pronunciate nel gennaio 2021, non fanno altro che confermare l’idrogeno come prodotto di punta per la tanto attesa svolta ‘carbon free’, prevista entro il 2050. In particolare l’Europa scommette sull’idrogeno verde, ritenuto un’alternativa (più che un’opzione) ai tradizionali combustibili fossili. Già due anni fa, al culmine dell’espansione del movimento contro il climate change, la Commissione Ue aveva delineato la duplice strategia per l’integrazione del sistema energetico e per l’idrogeno. Un percorso, spiegava Bruxelles, “per raggiungere la neutralità climatica”, abbattere del 75 % le emissioni di gas a effetto serra e per “gettare le fondamenta per un settore dell’energia più efficiente e interconnesso, orientato all’obiettivo di un pianeta più pulito e di un’economia più forte”.

Alcuni Paesi hanno già imboccato questo percorso, dotandosi di piani nazionali per lo sviluppo di tecnologie di produzione di idrogeno verde. Solo nel Vecchio Continente, Italia, Francia, Germania e Regno Unito mediamente investiranno 10 miliardi: il dossier dell’Hydrogen Council, realizzato in collaborazione con McKinsey, ha già svelato che il 55% dei progetti su larga scala annunciati finora potrebbero attrarre il 45% delle risorse mobilitate. Dall’altra parte dell’oceano Atlantico, l’amministrazione Biden ha già stanziato qualcosa come 690 milioni di dollari solo per il 2022. E se Australia e Giappone hanno persino annunciato un accordo di collaborazione sovranazionale, la Cina, dal canto suo, si candida a diventare uno dei player mondiali: a giugno 2021 l’Hydrogen Council aveva mappato 53 progetti su larga scala (di cui oltre il 50% legato a mobilità e trasporti) e investimenti per quasi 17 miliardi di dollari per coprire con l’idrogeno almeno il 10% del fabbisogno di energia, entro il 2050.

Con la propria strategia, l’Unione europea intende incrementare dall’attuale 2% al 12-14% la quota di approvvigionamento all’idrogeno entro il 2050 e per questo vuole agevolare la cooperazione tra i Paesi e i principali player globali. La riprova che con la sostenibilità è possibile fare business sta nei numeri: il settore privato potrebbe investire fino a 500 miliardi di euro nei prossimi 30 anni. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (Iea), “la transizione verso l’energia pulita richiede un cambio di passo nella creazione della domanda”, e “per raggiungere gli obiettivi delle emissioni zero entro il 2050 sono necessari 1200 miliardi di dollari di investimenti nella fornitura e nell’uso di idrogeno a basse emissioni di carbonio fino al 2030”.