Interventi per ridurre i prezzi del gas e dell’elettricità, ma non solo. Anche liquidità alle imprese e nuove risorse per gli investimenti alla transizione. La Commissione europea sta lavorando “a passo spedito” principalmente su questi fronti per arrivare a presentare “molto presto” una nuova comunicazione sull’energia con proposte per ridurre i prezzi di gas ed elettricità, trainati anche dalla guerra di Russia in Ucraina. È quanto ha confermato ieri Dana Spinant, vice capo portavoce della Commissione Ue, nel corso del briefing quotidiano con la stampa a Bruxelles, non fornendo però ulteriori indicazioni sulla presentazione da parte di Palazzo Berlaymont sul piano.
I capi di stato e governo Ue, riuniti venerdì al Vertice informale di Praga, hanno dato mandato alla Commissione europea di presentare nuove proposte per affrontare l’aumento dei prezzi dell’energia in vista del Consiglio europeo in programma il 20-21 ottobre. Stando alle parole della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, pronunciate a conclusione dell’informale di Praga, il nuovo pacchetto dovrebbe includere un meccanismo per negoziare con i fornitori affidabili all’Europa (come Norvegia e Stati Uniti) dei corridoi “di prezzi” per acquistare le forniture a costi più ragionevoli, un intervento per porre un limite di prezzo per il gas e limitare l’influenza del gas nella formazione del prezzo dell’elettricità (che spianerà la strada a un intervento di riforma strutturale del mercato elettrico Ue, una proposta che la Commissione europea dovrebbe avanzare a inizio 2023).
Von der Leyen ha assicurato che le proposte saranno presentate entro le prossime due settimane. Secondo varie indiscrezioni a Bruxelles, il piano potrebbe essere presentato martedì 18 ottobre, dando così appena 48 ore di tempo alle delegazioni nazionali per farsi un’idea delle misure in vista del Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles il 20-21 ottobre. Saranno poi i ministri europei dell’Energia a confrontarsi direttamente sulle misure proposte dall’Ue nella riunione del 25 ottobre a Bruxelles, mentre la presidenza di turno della Repubblica ceca alla guida dell’Ue ha già assicurato l’intenzione di convocare una nuova riunione straordinaria dell’energia nel mese di novembre per dare modo ai ministri europei di trovare un accordo e adottare le future misure.
Spinant ha assicurato che l’Ue sta lavorando a passo svelto su ogni aspetto legato alla crisi energetica trainata dalla guerra di Russia in Ucraina. Dal riempimento degli stoccaggi di gas (oggi pieni a oltre il 90% della capacità) alla diversificazione dei fornitori di energia, Bruxelles rivendica di aver gettato le basi per future azioni contro l’aumento dei prezzi. Ma la portavoce ha avvertito che le “cose devono essere fatte nella giusta sequenza, perché abbiamo a che fare con un mercato” e dunque è necessario “mettere in sicurezza e diversificare le nostre forniture energetiche“.
Quanto all’intervento di riduzione dei prezzi, resta da capire nella sostanza che forma assumerà un eventuale price cap sul gas. Le opzioni al vaglio della Commissione Ue sono diverse, vanno dalla proposta di un tetto su tutto il gas importato o solo sul gas importato dalla Russia (come voleva fino a poco fa Bruxelles), un “corridoio dinamico” per il prezzo (come suggerito dall’Italia, Polonia, Grecia e Belgio in un non-paper trasmesso a Bruxelles), o ancora un tetto massimo per il gas usato per la produzione di energia elettrica, sul modello iberico (un’opzione su cui l’Italia è contraria perché nei fatti andrebbe finanziata da risorse pubbliche). A frenare di più sull’idea di un tetto generalizzato sul gas sono Germania, Danimarca e Paesi Bassi che non nascondono i loro timori di rischiare le loro forniture di energia, ma la Commissione europea a guida von der Leyen è stata criticata in questi mesi per essere stata “troppo sensibile” agli interessi della Germania.
Trattativa in salita ma non impossibile, secondo Stefano Grassi, capo di gabinetto della DG Energia della Commissione europea, che ieri mattina è intervenuto a una diretta su Corriere.it. “Si tratta di trovare un punto di equilibrio, motivo per cui il negoziato europeo procede lentamente. E’ una ricerca faticosa ma non impossibile“, ha assicurato, spiegando le difficoltà alla base del negoziato. “L’intesa sul tetto del prezzo del gas è faticosa per due ragioni: si tratta di una materia complessa perché significa intervenire e riscrivere le regole mercato del gas. Un intervento che non è mai stato fatto prima e che lascia molte questioni non risolte, ad esempio quale sia il livello più appropriato e cosa succede in caso di scarsità di approvvigionamenti“. Poi, ha detto Grassi, è una “materia in cui gli Stati membri hanno interessi divergenti. I Paesi mediterranei, che hanno buone forniture di gas, sostengono il price cap, altri Paesi – tra cui la Germania – che invece hanno accesso limitato a fonti alternative vedono come principale preoccupazione il rischio di shock nelle forniture”. Si tratta, nella sostanza, di trovare un punto di equilibrio tra interessi diversi.