I rincari dell’energia e delle materie prime mettono a rischio l’avanzamento delle opere pubbliche messe in cantiere dallo Stato. Il dato emerge dalla relazione ‘Infrastrutture strategiche e prioritarie, programmazione e realizzazione’ aggiornato ad agosto dalla Camera dei deputati e realizzato in collaborazione con l’Autorità nazionale anticorruzione.
Il corposo rapporto fa il punto sullo stato dell’arte delle opere strategiche e prioritarie dell’Italia (in fase di progettazione, bando o realizzazione). “Il quadro di riferimento prende in considerazione infrastrutture, il cui costo, aggiornato al 31 maggio 2022, ammonta a 393,928 miliardi di euro – viene spiegato -. Di questi: 357,132 miliardi (il 91%) sono riferiti a infrastrutture prioritarie, ovvero programmi e interventi individuati come prioritari con i Def dal 2015 al 2022, a interventi individuati ai sensi dell’art. 4 del decreto legge 32/2019 e a interventi nel settore dei trasporti, di competenza del Mims, inseriti nel Pnrr e nel Pnc. I restanti 36,796 miliardi (il 9%) sono riconducibili a infrastrutture strategiche non prioritarie“.
Il rapporto spiega che “il costo delle infrastrutture prioritarie (357,132 miliardi) risulta in aumento di circa 94,811 miliardi (+36%) rispetto alla precedente rilevazione aggiornata al 31 dicembre 2020 (262,321 miliardi). Tale incremento, che tiene conto solo marginalmente dell’incremento dei costi dovuto all’eccezionale aumento dei prezzi di alcuni materiali da costruzione più significativi, è principalmente ascrivibile” a nuovi interventi inseriti, all’aggiornamento del costo delle infrastrutture prioritarie e da nuove priorità.
Lo studio spiega, però, che “non va sottovalutato il rischio di un rallentamento nell’immediato futuro a motivo della crisi energetica, dell’aumento dei prezzi delle materie prime che hanno contribuito a determinare l’eccezionale e sensibile aumento dei prezzi di alcuni materiali da costruzione più significativi, nonché dalla ridotta disponibilità di materiali, attrezzature e manodopera. Molto dipenderà dagli effetti delle nuove misure adottate recentemente dal Governo e del Parlamento per frenare l’aumento dei prezzi e garantire l’operatività dei cantieri“. In particolare viene sottolineato che con “l’articolo 26 del dl 50/2022 (misure volte all’impiego di prezzari aggiornati e alle relative modalità di aggiornamento) è stato introdotto l’obbligo per le stazioni appaltanti di applicare i prezzari aggiornati entro il 31 luglio 2022, ovvero, nelle more dell’aggiornamento, aumentare al rialzo i prezzari aggiornati al 31 dicembre 2021 fino al 20% per il costo dei prodotti, delle attrezzature e delle lavorazioni“.
Per questo viene fatto notare che dalla rilevazione al 31 maggio 2022 si registra un’intensa attività di aggiornamento dei quadri economici dei progetti con le nuove tariffe 2022 e si riscontrano ritardi nelle divere fasi realizzative ascrivibili, per l’approvazione dei progetti, all’aggiornamento del quadro economico dei progetti alle tariffe 2022 che può generare maggiori esigenze finanziarie rispetto al quadro finanziario approvato; nella fase di affidamento dei lavori i cantieri possono rallentare per l’aggiornamento del quadro economico e finanziario dei progetti e dei documenti di gara per favorire la partecipazione delle imprese alle gare e prevenire eventuali criticità in fase negoziale e realizzativa; infine per quanto riguarda l’esecuzione lavori il rischio è legato all’aggiornamento dei contratti per evitare lo stop dei cantieri e la risoluzione dei contratti stessi.
Per rendere l’idea, il report cita un esempio concreto: “Riguardo all’incremento dei costi dei progetti a seguito dell’adeguamento dei prezzi alle tariffe 2022 – si legge – risulta esemplificativo il caso del collegamento ferroviario con l’aeroporto Marco Polo di Venezia. Si passa da un costo di 475 milioni di euro, in base al progetto definitivo approvato con delibera Cipess n. 56/2021 del 3 novembre 2021, a un costo di 644 milioni di euro, 169 milioni in più (+35,6%) e l’incremento è dovuto all’aumento del costo dei materiali e dell’energia, recepito dalle Tariffe di Rfi 2022“.
Stesso discorso al Sud: Rfi Spa il primo giugno scorso ha revocato due gare dell’importo complessivo di 1,1 miliardi di euro per l’aggiornamento della documentazione di gara con le nuove tariffe di prestazioni e lavori di Rfi edizione 2022 a seguito dell’entrata in vigore del decreto legge 50/2022. “Tali bandi – si legge nel rapporto – sono stati ripubblicati nella seconda metà di giugno a seguito dell’aggiornamento dei quadri economici dei progetti in considerazione dell’incremento dei prezzi delle materie prime. L’importo complessivo a base di gara dei lotti 4b e 5 passa da 1,1 a 1,3 miliardi, circa 156 milioni in più, +14%”. Ma il governo non è stato a guardare e ha provveduto a emanare norme ‘paracadute’: “Il ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims) – viene spiegato – ha emanato il decreto 4 aprile 2022 nel quale sono individuate le risorse e definite le regole per accedere ai fondi per la compensazione dei prezzi dei materiali da costruzione più significativi in relazione alla copertura dell’incremento dei costi delle opere in corso di realizzazione a seguito dell’adeguamento dei prezzari regionali da effettuare entro il 31 luglio 2022 rispetto ai prezzi fissati al 31 dicembre 2021.
In particolare, in relazione ai lavori pubblici messi in gara o affidati entro il 31 dicembre 2022, il Governo e il Parlamento hanno provveduto all’adozione di norme per contrastare l’aumento dei prezzi dei materiali, che hanno previsto tra l’altro l’istituzione del Fondo per l’adeguamento dei prezzi e del Fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche, entrambi gestiti dal Mims, con una dotazione complessiva di entrambi pari a 3,3 miliardi di euro per il periodo 2021-2023. Inoltre, con l’emanazione del dl 50/2022, è stato istituito al Mef, il Fondo per l’avvio di opere indifferibili con una dotazione complessiva per il periodo 2022-2026 pari a 7,5 miliardi, pensato per le opere del Pnrr e Pnc, nonché per le opere commissariate dello sbloccantieri, per gli interventi del Giubileo 2025, delle Olimpiadi invernali di Cortina e dei Giochi del Mediterraneo di Taranto del 2026“.