Metsola: “Dalla crisi lo slancio per creare un’Unione dell’energia”
Intervista esclusiva di GEA alla presidente del Parlamento europeo: "Siamo nelle mani di un dittatore che può decidere di chiudere le forniture di gas e petrolio a suo piacimento, dobbiamo essere più indipendenti e più integrati energeticamente"
Zero dipendenza energetica da Mosca. È questa la risposta forte e decisa che l’Ue deve dare alla guerra di Putin in Ucraina, ponendo fine a tutte le importazioni energetiche da Mosca. Dopo il carbone, il petrolio e anche il gas. A evocarla è la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, in una intervista concessa a GEA e a un gruppo ristretto di testate internazionali, esortando a dare nuovo slancio alla riflessione sull’Europa dell’energia.
Non usa mezzi termini, Metsola, nel definire il presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, un “dittatore” che tiene sotto ricatto l’Ue con le sue forniture energetiche, di cui, chi più chi meno, tutti gli Stati Ue sono dipendenti. “Il taglio alle forniture di gas a Polonia e Bulgaria” disposto da Putin nelle scorse settimane come ritorsione al loro rifiuto di pagare il gas in rubli “non è una provocazione da parte della Russia, ma solo una questione di ricatto”, ammonisce la presidente. L’Unione europea, spiega Metsola, è ora “nelle mani di un dittatore che può semplicemente decidere di chiudere le nostre forniture energetiche” a suo piacimento. Dunque, è imperativo per la comunità europea usare la crisi attuale per rilanciare il dibattito su un’Europa più indipendente e più integrata energeticamente.
Metsola esorta a cogliere dalla crisi “un’opportunità per fare passi avanti concreti” e porre le basi per “costruire un’Unione dell’energia”. Il “come” realizzarla andrà meglio definito nei prossimi mesi, ad esempio attraverso “acquisti congiunti o intervenendo” a livello più strutturale “sul mercato energetico”, come richiesto da vari Paesi, Italia compresa. “Ci aspettano settimane difficili sui negoziati in materia di energia e sul pacchetto sul clima ‘Fit for 55’”, ha confidato ai giornalisti. A maggio si aspettano dalla Commissione i dettagli del piano ‘REPower EU’ proprio per azzerare la dipendenza energetica dalla Russia, puntando su gas verdi, rinnovabili e diversificazione dei fornitori energia. Anche se, la risposta a questa crisi non può essere “passare da un fornitore inaffidabile all’altro, ma bisogna assicurare che il nostro approvvigionamento energetico sia affidabile” d’ora in avanti.
Il federalismo pragmatico evocato dal premier italiano, Mario Draghi, nel suo intervento all’Europarlamento la scorsa settimana è la strada giusta da imboccare anche sull’Unione dell’energia. È “possibile impegnarsi e approfondire l’integrazione energetica a livello europeo – spiega Metsola – con la consapevolezza che ogni Paese ha la sua strada o ha la sua realtà energetica: abbiamo Paesi che sono al 100% dipendenti dal gas russo, altri più dipendenti dal petrolio, altri ancora che lo sono di meno”. Preso atto che ogni Paese in Ue ha il proprio rapporto di dipendenza energetica con il fornitore russo, serve unità per rispondere alla Russia con “l’obiettivo finale di raggiungere dipendenza zero” dalle forniture in arrivo da lì.
Unità è quella Metsola chiede anche quando si parla di sanzioni e in particolare sul sesto pacchetto di misure restrittive su cui i governi sono divisi. Riconosce che “stiamo entrando in una fase molto difficile dei negoziati” tra i 27 sul pacchetto, in cui la Commissione Europea ha proposto di includere anche un graduale embargo petrolifero: sei mesi per liberarsi del petrolio greggio importato e fino alla fine dell’anno per i prodotti del petrolio raffinato. “Questo Parlamento ha molto insistito per assicurarsi che il corrente pacchetto di sanzioni sia implementato perché ci sono Paesi che non lo stanno facendo”, sottolinea la presidente del Parlamento europeo. Conferma, Metsola, che sono in corso a livello comunitario “discussioni” su come affrontare finanziariamente il rincaro dei prezzi dell’energia, se pensare a un nuovo prestito sulla scia del Recovery Fund varato per la pandemia, o in alternativa su come fondi già programmati “potrebbero essere re-indirizzati” per mitigare il rialzo dei costi energetici.
Metsola risponde a una domanda sulla possibilità per l’Europarlamento, in quanto responsabile di bilancio comunitario insieme al Consiglio, di proporre un aggiustamento dell’attuale esercizio finanziario pluriennale dell’Ue (2021-2027) per mitigare gli effetti della crisi energetica. Difficile fare previsioni in questo momento, spiega. Ma una riflessione “lunga e accurata” va fatta sull’attuale quadro settennale. Bisogna chiedersi se è “qualcosa che ci fa fare passi avanti come Unione, un modello con cui possiamo lavorare” in futuro. Perché – chiarisce la presidente – gli ultimi due anni tra pandemia e guerra “hanno dimostrato che non è così”. E dunque, una riflessione deve essere avviata.