È stata rilevata una quarta perdita di gas nel Mar Baltico dopo le due esplosioni che si sono verificate nella notte dello scorso lunedì in prossimità dei gasdotti Nord Stream 1 e 2.
La quarta fuga si troverebbe tra le due già rilevate vicino al Nord stream 1 ma avrebbe origine nel Nord Stream 2. Il sismologo, Björn Lund, – come riportano i quotidiani svedesi – non esclude la possibilità che sia la conseguenza di un’altra esplosione.
Sull’accaduto è stata aperta un’inchiesta per “capire cosa è successo e chi è il responsabile”, ha dichiarato Dana Spinant, vice-capo del servizio dei portavoce della Commissione europea.
Per l’Unione europea non si tratta di una coincidenza e oltre al fattore sicurezza entra in gioco anche la questione ambientale. A tal proposito il portavoce per il Clima e l’energia, Tim McPhie, ha riferito che “Le sfide maggiori sono la valutazione dell’impatto ambientale e il volume di gas fuoriuscito” e sarà di primaria importanza “valutare le conseguenze nell’atmosfera e nell’ambiente marino”.
Sull’incidente è intervenuta anche la Nato definendo quanto accaduto come atti di sabotaggio “deliberati, sconsiderati e irresponsabili“. L’Alleanza atlantica ha sottolineato che si difenderà dall’uso dell’energia per “scopi coercitivi“.
Per il Cremlino, invece, si tratta di un atto terroristico da parte di un Paese straniero: “È molto difficile immaginare che un simile atto terroristico possa avvenire senza il coinvolgimento di uno Stato“, ha dichiarato ai giornalisti il portavoce del Dmitry Peskov.
Dopo quanto accaduto la Finlandia ha deciso di chiudere i propri confini seguendo la scia dalle altre nazioni – Polonia e tre Paesi baltici (Estonia, Lettonia, Lituania) -confinanti alla Russia. “La decisione mira a prevenire completamente l’attuale situazione del turismo russo in Finlandia e il relativo transito attraverso il Paese“, ha spiegato il ministro degli Esteri Pekka Haavisto in conferenza stampa.