Prezzi diesel +15% per la crisi del Mar Rosso. Ft: “Problemi su forniture nei prossimi mesi”

La manutenzione delle raffinerie statunitensi minaccerà ulteriormente le forniture attraverso l'Atlantico, aumentando i prezzi

I futures del gasolio sono aumentati del 15% da metà dicembre, a 845 dollari a tonnellata, riflettendo le crescenti preoccupazioni degli investitori che l’Europa sarà schiacciata dai problemi lungo la catena di approvvigionamento nei prossimi mesi. Lo riporta il Financial Times che vede nella crisi del Mar Rosso, figlia degli attacchi Houthi alle navi occidentali e della risposta militare anglo-americana con conseguente semi-blocco dei trasporti marittimi, un potenziale tappo al commercio del diesel. Con l’Unione Europea che ha vietato l’uso del carburante russo, il Vecchio continente ha accresciuto la sua dipendenza dalle importazioni dall’Asia e dagli Stati Uniti. Tuttavia, la manutenzione delle raffinerie statunitensi minaccerà ulteriormente le forniture attraverso l’Atlantico, aumentando i prezzi. La navigazione problematica nel Mar Rosso a causa degli attacchi ribelli yemeniti filo-Iran ha ulteriormente complicato i calcoli dei commercianti, con navi costrette a bypassare la solita rotta attraverso Suez, aumentando le tariffe di trasporto Asia-Europa di oltre il 30%.

Il diesel, essendo il carburante più utilizzato in Europa, sia nel trasporto merci che nell’aviazione, oltre al riscaldamento domestico, è cruciale per l’economia della regione. Le importazioni russe, in passato fondamentali, sono state bandite, portando il continente a rivolgersi al Medio Oriente per circa il 60% del diesel europeo. Tuttavia, a seguito di eventi come la guerra a Gaza, questa percentuale è scesa a circa un terzo, aumentando la vulnerabilità dell’Europa. Attacchi di droni ucraini contro infrastrutture energetiche russe, segnalati da JPMorgan, sono ora considerati una minaccia potenzialmente più dannosa per gli equilibri globali dei prodotti petroliferi rispetto alle interruzioni delle spedizioni nel Mar Rosso.

Negli ultimi mesi, gli Stati Uniti hanno contribuito a coprire il deficit di forniture, ma la manutenzione delle raffinerie della costa del Golfo ridurrà drasticamente la produzione, con gli analisti che prevedono una diminuzione della capacità produttiva di circa 1 milione di barili al giorno a gennaio e febbraio. La più grande raffineria d’Europa, Shell, ha inoltre avviato lavori di manutenzione, mettendo fuori servizio metà della sua capacità fino al 15 aprile, mentre ExxonMobil chiuderà la sua raffineria per manutenzione fra un paio di settimane fino a fine aprile.

La turbolenza nel Mar Rosso ha coinciso infine con un calo delle scorte nella cruciale regione Amsterdam-Rotterdam-Anversa, ARA, rendendo l’Europa ancora più vulnerabile a una riduzione dell’offerta a causa della manutenzione delle proprie raffinerie”, evidenzia il Financial Times, il quale ricorda che “l’Europa ha accumulato le sue scorte di diesel in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, con gli stoccaggi presso l’hub ARA che hanno raggiunto il fondo del range quinquennale, secondo Sparta Commodities”. Anche la capacità di raffinazione è diminuita negli ultimi anni poiché regole Ue e governative hanno cercato di incentivare il passaggio a fonti energetiche più verdi e la domanda è diminuita a causa del passaggio dei clienti ai veicoli elettrici. Alcuni analisti, citati dal Ft, ritengono tuttavia che i governi dell’Ocse siano ben preparati con scorte di emergenza.