Sefcovic a Consiglio idrogeno: accelerare progetti, investimenti e parità condizioni

Da Berlino il vicepresidente esecutivo della Commissione europea per il Green deal ricorda che "l’Europa è la prima regione a disporre di un quadro normativo completo",

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Accelerare l’azione sulla diffusione dell’idrogeno entro il 2030. E’ l’appello che arriva da Berlino, dalla conferenza del Consiglio dell’idrogeno, cui ha partecipato il vicepresidente esecutivo della Commissione europea per il Green deal, Maros Sefcovic, insieme al ministro federale tedesco per gli Affari economici e l’azione per il clima, Robert Habeck, e a una delegazione globale di dirigenti del Consiglio dell’Idrogeno (Hydrogen Council) – iniziativa globale guidata dai Ceo che spinge affinché l’idrogeno acceleri la transizione verso l’energia pulita e che riunisce un gruppo di 140 aziende provenienti da 20 Paesi in America, Europa, Africa, Medio Oriente e Asia Pacifico, coprendo l’intera catena del valore. “I leader hanno fatto il punto sui continui progressi del settore nonostante le difficoltà macroeconomiche, con un aumento del 90% su base annua del capitale impegnato nell’idrogeno lungo tutta la catena del valore a livello globale. Allo stesso tempo, hanno convenuto che è necessaria un’azione decisiva e sincronizzata da parte dei governi e dell’industria per sostenere la fase successiva di una diffusione efficace dell’idrogeno”, si legge in una nota stampa del Consiglio. Inoltre, sullo sfondo delle elezioni europee, i rappresentanti dell’industria hanno chiesto, tra le varie cose, una maggiore chiarezza e certezza normativa sugli incentivi dal lato della domanda e del midstream, condizioni di parità per l’idrogeno prodotto localmente e importato e per i suoi derivati, e il sostegno all’industria.

Per quanto riguarda la situazione europea, il vice presidente Sefcovic ha ricordato che da un punto di vista politico è possibile “dire che l’Europa è la prima regione a disporre di un quadro normativo completo, creando la certezza giuridica e la visibilità a lungo termine necessarie per attrarre gli investimenti necessari”. Sefcovic ha ricordato che l’Ue si è fissata “obiettivi ambiziosi”, dato che in base alla revisione della Direttiva sulle energie rinnovabili almeno il 42% di tutto l’idrogeno consumato nell’industria e l’1% dell’energia fornita al settore dei trasporti dovrebbero provenire dall’idrogeno rinnovabile e dai suoi derivati entro il 2030. Ora, però, a detta del vice presidente esecutivo, l’attenzione dell’Ue deve essere riposta sull’accelerazione della realizzazione dei progetti.

Per stimolare la domanda di idrogeno, abbiamo creato la Banca dell’Idrogeno per incoraggiare gli investimenti nelle capacità di produzione nazionale. Si prevede che questi progetti produrranno alla fine più di 1,5 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile e suoi derivati in dieci anni, risparmiando emissioni di oltre 10 milioni di tonnellate di Co2. Una seconda asta sarà lanciata entro la fine del 2024”, ha annunciato Sefcovic. “Inoltre, stiamo attualmente sviluppando un nuovo meccanismo pilota per l’idrogeno nell’ambito della Banca europea dell’idrogeno, per accelerare gli investimenti in progetti sull’idrogeno collegando acquirenti e fornitori. Il meccanismo raccoglierà, elaborerà e darà accesso alle informazioni sulla domanda e sull’offerta di idrogeno rinnovabile e a basse emissioni di carbonio presentate da entità registrate, aumentando la trasparenza sul mercato”, ha specificato Sefcovic.

Allo stesso tempo, il Fondo per l’innovazione sta già sostenendo 35 progetti sull’idrogeno nell’ambito del suo regolare programma di sovvenzioni, con 2,3 miliardi di euro di finanziamenti. Ma questi finanziamenti dell’Ue non sono infiniti, quindi incoraggiamo gli Stati membri a utilizzare i fondi nazionali per l’idrogeno attraverso il sistema Auctions-as-a-Service. La Germania è la prima a farlo, per una somma di 350 milioni di euro, e speriamo che presto ne seguano altri”, ha esortato il vice presidente esecutivo. Infine ha sottolineato l’importanza di “garantire parità di condizioni, in modo che i produttori dell’Ue possano competere a condizioni eque con i loro concorrenti globali” e di “facilitare gli investimenti riducendo gli oneri amministrativi e la burocrazia. Ad esempio, ci siamo impegnati a ridurre del 25% gli oneri derivanti dagli obblighi di rendicontazione. Inoltre, il nostro controllo obbligatorio della competitività e il nostro approccio di contenimento dei costi ‘one in, one out’ hanno consentito di risparmiare 7,3 miliardi di euro in costi amministrativi solo nel 2022”, ha descritto. In conclusione, secondo il vice presidente l’Ue è in “una buona posizione per il futuro, ma c’è ancora molto lavoro da fare ed è fondamentale lavorare insieme per un futuro prospero per il settore dell’idrogeno dell’Ue”.