Simone Togni è presidente di Anev, l’associazione nazionale energia del vento, e da settimane chiede un incontro col governo per cercare di rivedere alcune norme che, a suo dire, sono discriminanti e penalizzano il settore eolico: il tetto al prezzo fissato per chi vende energia alla Borsa elettrica e la tassazione sugli extra-profitti, sulla quale il presidente Draghi nell’ultima conferenza stampa ha tuonato dopo che il governo ha incassato solo un miliardo rispetto ai 10 previsti.
Presidente, lei aveva scritto al governo un paio di mesi fa, senza ottenere risposta. Le risposte che chiedeva le ha sentite ieri dalla conferenza stampa del governo?
“Ho avuto risposte, ma non quelle che mi aspettavo. Il ministro Cingolani addirittura ha annunciato l’allungamento fino al 2023 della tassazione sugli extra-profitti”.
Il dito sembrava però puntato sui big degli idrocarburi, ma dalle sue parole capisco che voi siete più arrabbiati.
“Le spiego anche il motivo. Il settore eolico ha subito due provvedimenti con gravi profili di illegittimità, che cercheremo di approfondire in ogni sede a tutela del settore. Intanto ha bloccato i ritorni economici della vendita di energia elettrica in Borsa fissando a 58 euro il prezzo per le rinnovabili. Qualcosa di contrario ai principi di mercato e alle attività imprenditoriale. Non si tratta di impianti incentivati con sostegni pubblici, ma strutture gestite da società che investono e vogliono far crescere il settore”.
E a voi non sta bene ovviamente questo price cap. Quale sarebbe il prezzo di mercato?
“Quello medio è intorno agli 80 euro Mwh, ma l’anno scorso a causa del calo della domanda legato alla pandemia i prezzi erano scesi a 30 euro. Ma come? A 30 euro non abbiamo avuto alcun aiuto per compensare le perdite rispetto agli anni pre-Covid, ma quando il prezzo è salito il governo mi ha messo un tetto e mi ha chiesto anche i soldi?”.
Si riferisce alla tassazione sugli extra-profitti?
“Sì, e questo è il secondo provvedimento che abbiamo subito, una vera e propria punizione per le rinnovabili. Non si tiene conto delle perdite dello scorso anno…”.
Ma quale sarebbe il prezzo dal quale comincia a guadagnare un impianto eolico?
“Dipende da tante cose, gli impianti vecchi devono vendere intorno ai 100-120. Avremmo voluto entrare nel merito col governo. Come ANEV siamo sempre stati disponibili a fare la nostra parte, ma dialogando… Invece scopriamo ogni giorno cattive notizie per le rinnovabili”.
E gli impianti nuovi?
“Le rispondo così. Da una parte il governo mi chiede: vuoi rinunciare a incentivi ed entrare in Borsa? 58 euro Mwh. Vuoi andare all’asta Gse per aggiudicarti nuovi impianti? 65 euro fisso garantito per 20 anni”.
E pure sui nuovi c’è la tassazione sugli extra-profitti?
“Certo. Il tema è un altro: tutte le società energetiche hanno fatto extra-profitti in quest’ultimo anno. Solo che il tetto al prezzo di vendita vale solo per noi. Altri grandi operatori, che magari sfruttano un prezzo di importazione del gas di 5 anni fa, possono invece vendere sul mercato spot e incassare mega guadagni. Noi dunque paghiamo due volte per questi provvedimenti governativi”.
Questi big, sentendo Draghi, dovranno comunque ‘pagare tutto’ entro il 10 novembre…
“Evidentemente al governo non sono stati in grado di fare la legge. Se l’incasso è un decimo di quello preventivato significa, a mio modo di vedere, che è stata scritta in maniera tale che i grossi operatori, gli unici che hanno parlato col governo, non rientrino sotto la scure della tassazione”.
E la famosa transizione energetica?
“Così non si fa… purtroppo vari investitori stranieri, che erano tornati a puntare sull’Italia, si scontrano con queste decisioni che fanno male alle rinnovabili. Chiediamo quindi al governo di ritirare queste misure illiberali e di rivedere le politiche di sviluppo del settore, tra l’altro l’unico in grado di abbassare i prezzi dell’energia”.