Il conflitto russo-ucraino pesa, non poco, anche sull’Italia. Il rialzo dei prezzi delle materie prime energetiche e agricole sono fattori critici per l’economia: nel suo Rapporto annuale, l’Istat mette in guardia, nel breve periodo, da ulteriori rincari e, insieme, da una riduzione delle forniture. “Guardando al futuro, la sfida della transizione ecologica è particolarmente rilevante per il nostro Paese, che dipende dall’estero per oltre tre quarti dell’approvvigionamento energetico, principalmente di petrolio e gas naturale“, rileva l’istituto.
Gas naturale e petrolio soddisfano oltre i tre quarti del nostro fabbisogno energetico – il gas da solo circa il 40% – e sono quasi interamente importati.
Ma anche i processi produttivi del comparto agro-alimentare dipendono per oltre il 22% dagli approvvigionamenti esteri (in particolare per alcune materie prime come cereali e fertilizzanti), dei quali Russia e Ucraina sono tra i principali produttori.
Con questa congiuntura, la trasmissione degli shock su prezzi e forniture al resto del sistema produttivo è “piuttosto estesa“, secondo l’istituto, anche se la velocità di propagazione è “relativamente limitata“. Gli shock colpiscono in maniera significativa comparti rilevanti per la produzione di beni di largo consumo (circa un terzo dell’economia in termini di valore aggiunto) e, dato il modello di specializzazione italiano, il commercio con l’estero (quasi la metà dell’export).
Va bene il percorso italiano di allontanamento dal petrolio: negli ultimi vent’anni, rileva l’Istat, c’è stata una “sensibile riduzione” dell’incidenza di petrolio e derivati (dal 51,9 al 35,9 per cento), e un aumento del contributo di gas naturale (dal 32,9 al 38,6 per cento) e rinnovabili (dal 5,7 al 18,7 per cento).
L’aumento della rilevanza del gas naturale si è però accompagnato a una caduta dell’estrazione sul territorio nazionale (-71,1 per cento tra il 2000 e il 2019), che ha favorito un notevole incremento delle importazioni (nel 2019 rappresentavano il 93,7 per cento dell’offerta, dal 77,5 nel 2000). Nello stesso periodo, si è registrata una ricomposizione dell’origine geografica delle forniture del gas importato, che ha concentrato sulla Russia, attualmente il primo fornitore, una quota pari al 39,9 per cento del totale delle importazioni (era il 19,9 per cento nel 2010).
Quanto alla sfida ambientale, all’interno del Pnrr sono stanziati circa 85 miliardi per la transizione ecologica e la mobilità sostenibile per coordinare gli interventi utili a raggiungere l’obiettivo della de-carbonizzazione entro il 2050.
Tra il 2011 e il 2021 le emissioni complessive in Italia sono diminuite di circa il 19%. La riduzione è stata pari al 31% nella manifattura – riguardando la maggioranza dei settori di attività – e di appena il 10% nei consumi delle famiglie.
Nello stesso periodo, nei comparti ad alto impatto climatico (tranne i trasporti), si è avuta una riduzione dell’intensità dell’impatto per unità di valore aggiunto. Questa contrazione è largamente dovuta al miglioramento delle tecnologie di produzione dei settori industriali mentre le attività terziarie a servizio della manifattura, il cui peso è cresciuto nel tempo, hanno fornito un contributo molto debole.