Pressing istituzionale e opera di contenimento delle illusioni. É duplice il lavoro di Uncem sul tema delle comunità energetiche. Uno strumento che è tornato di grande attualità, con la necessità di contenere i prezzi dell’energia ma di cui l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani si occupa da almeno 10 anni, tra progetti di green communities ed eolic zone. Da una parte, dunque, si attende e si richiede da un anno l’adeguamento, da parte del governo, alla legge 2021 che dà attuazione alla Direttiva Europea RED II sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. A oggi secondo l’ultimo censimento di Legambiente ‘Comunità Rinnovabili’, sono almeno 70 le CER in Italia in attesa di questi aggiornamenti per poter partire. Dall’altra, Uncem è impegnata in un lavoro di carattere culturale e di informazione per quanto riguarda le comunità energetiche. “Dobbiamo mettere in guardia i nostri territori dai tanti millantatori che in questo ultimo periodo stanno spuntando fuori sull’onda della crisi energetica”, spiega a GEA il presidente nazionale Marco Bussone. “Sull’energia il territorio montano è stato più volte violentemente saccheggiato – continua – In questi mesi si parla solo dell’occasione rappresentata dai fondi del PNRR da destinare alle Comunità Energetiche Rinnovabili nei piccoli Comuni. Verissimo, importantissimo. Ma proprio per questo dobbiamo ricordarci, e ricordare ai nostri amministratori, che in mezzo a tanta buona volontà sta nascendo molta speculazione, con società ad hoc che nascono per sfruttare un territorio potente come quello montano”. Intanto, spiega Bussone, le comunità energetiche, come le colonnine di ricarica, non si possono fare dappertutto. E soprattutto, “non rappresentano la risoluzione ai problemi energetici né dei comuni né di privati”.
Alla base, ci deve essere uno spirito di comunità. Per questo, un anno fa, Uncem ha siglato un accordo con Confcooperative per la promozione della sostenibilità, della qualità della vita e la diffusione delle comunità di energia. “Un impegno a condividere attività e progettualità finalizzate alla diffusione di una cultura della sostenibilità, perseguendo gli obiettivi fissati dall’Agenda 2030 nonché a promuovere politiche ed iniziative orientate alla transizione ecologica ed energetica, allo sviluppo locale ed al miglioramento della qualità della vita e dei servizi per le comunità”, continua Bussone. In sostanza, la logica della forma cooperativa è quella che più si avvicina a una cooperativa di comunità, che sottintende una regola base: si lavoro insieme verso un unico obiettivo. Nel caso delle comunità energetiche, la produzione e il consumo di energia. Come ultima parte, Uncem entro fine anno ha intenzione di lanciare una campagna per favorire, nei comuni con meno di 5 mila abitanti, l’installazione di pannelli fotovoltaici su case uni o bi-famigliari da 3 kw di potenza con batteria per accumulo. “Partiamo dalle cose che si possono fare e che sono incentivate”, spiega Bussone che ha fatto i calcoli: quello che si spende per l’installazione lo si recupera in almeno 3 anni.