Giornata della Luce: che assurdo spreco l’inquinamento luminoso

Istituita nel 2015 dall’Unesco, lo scopo di questo giorno è quello di portare all’attenzione generale l’importanza della luce. Uno di quegli elementi che tendiamo a sottovalutare o dare per scontati

Giornata Internazionale della Luce

Oggi si celebra la Giornata Internazionale della Luce-International Day of Light, proclamata nel 2015 dall’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa educazione, scienza e cultura. La scelta della data è caduta sul 16 maggio perché è il giorno in cui nel 1960 il fisico e ingegnere tedesco Theodore Maiman realizzò il primo laser, una invenzione fondamentale per la cura della salute, per le comunicazioni e in molti altri campi. Lo scopo di queste Giornate è quello di portare all’attenzione generale, con una serie di iniziative pubbliche e in molti casi pop concentrate in una sola giornata e diffuse in tutto il mondo, per far comprendere l’importanza e l’urgenza di una certa tematica. La luce è uno di quegli elementi che tendiamo a sottovalutare o dare per scontati. Per questo, abbiamo scelto di celebrarla e raccontarla con le parole di Irene Borgna, ligure di Savona, studiosa di antropologia alpina, divulgatrice ed educatrice naturalistica che nel 2021 ha pubblicato il bellissimo ‘Cieli Neri’, un libro che parte dalla considerazione che tutti abbiamo perfettamente coscienza di cosa significhi la parola ‘notte’, pur senza avere fatto mai davvero provato il buio vero della notte. Perché il buio è parte integrante dell’elemento luce, la parte più a rischio.

Come si è avvicinata al tema della luce?
“Ci sono arrivata come sempre capita per molte cose importanti della vita: per caso. Tra il 2019 e il 2020, un po’ per celia e un po’ per provocazione, ho proposto al mio compagno di non andare per una volta in vacanza in montagna, come facciamo sempre, ma di attraversare l’Europa in furgone, attraverso luoghi poco popolosi e fermandoci sotto i cieli più scuri – e quindi più affascinanti perché ricchi di stelle – del continente. Abbiamo quindi fatto quello che avrebbe fatto chiunque: aperto google abbiamo scritto ‘cieli neri Europa’. La prima cosa che ci è apparsa è stata un bellissimo collage fotografico dallo spazio, in cui si vede tutta la Terra. Di più: si riesce a ricostruire tutta la mappa delle città, grandi e piccole, su tutti i continenti, come fossero costellazioni nel cielo nero, perché luminosissime di notte. Osservando queste immagini, sembra che in Europa ci sia ancora un sacco di buio, perché tutte le parti dove non ci sono fonti di luce appaiono nere. Ma se ti incuriosisci, come è capitato a noi, e gratti un po’ di più sotto la superficie ti imbatti in mappe sull’inquinamento luminoso, basate su rilievi e dati scientifici di vari enti internazionali, e comprendi che la situazione è molto diversa. Le concentrazioni di luce che vedi nelle mappe ovviamente emanano una luminosità che si diffonde per decine, centinaia di chilometri, anche salendo in atmosfera. Di fatto, comprendi che queste luci inquinano anche le Alpi, che sulle prime mappe che abbiamo ammirato ci apparivano come il cuore più buio d’Europa, o gran parte delle aree selvagge sul Pianeta. Lo si comprende bene guardano la mappa sull’inquinamento luminoso. Il buio sta diventando un bene raro, ma è un bene che ha un’importanza enorme, dal punto di vista naturalistico, sanitario e psicologico”.

Quello è solo stato il punto di partenza. E poi?
“Ci siamo appassionati e abbiamo iniziato a leggere tutto ciò che era possibile leggere sull’argomento e intervistare tutti quelli che era possibile raggiungere e che studiano il tema. Ci siamo fatti illuminare, insomma. Emerge che chi nasce oggi vede già un cielo molto diverso, più appiattito e meno vitale rispetto a chi è nato quarant’anni fa, che già scontava una forte differenza rispetto a 40 anni prima ancora. Alzando gli occhi al cielo di notte in una città, ma anche in un semplice centro abitato non molto grande, invece di tremila stelle ne vedremo trenta, più probabilmente tre. E anche nei luoghi più remoti, sulle montagne, resta comunque un alone di luminosità che arriva dalla pianura e che modifica i ritmi naturali. Oramai la luce è talmente intensa che finiamo per utilizzare pochissimo i fotoricettori chiamati ‘bastoncelli’, presenti nella retina e che ci consentono di vedere in condizioni di scarsa visibilità. Usiamo quasi sempre altri fotoricettori della retina, i coni, che sarebbero dedicati alla visione diurna e ci permettono di percepire dettagli e colori. Ci stiamo veramente facendo del male a livello ecologico: noi rischiamo di perdere una capacità importante ma per gli animali e le piante significa confondere i ritmi naturali dati dall’alternanza giorno/notte, a livello economico e forse anche a livello spirituale. Noi umani siamo scimmie abbastanza esagitate, nervose, manesche e questo viene intensificato dal sottoporci continuamente a luci così intense: pensiamo ai disturbi del sonno provocati anche dalle luci e dagli stimoli visivi dei pc e telefoni. Tutto questo ‘disturbo’, in realtà non ci fa guadagnare nulla”.

Anzi, soprattutto in Italia, ci costa parecchio. In queste settimane di discussioni ed emergenze per la produzione energetica, anche questo potrebbe essere un elemento di riflessione.
“In uno studio del 2018, l’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università del Sacro Cuore di Milano, diretto da Carlo Cottarelli, mostrava come la spesa complessiva per l’illuminazione pubblica in Italia nel 2017 fosse stata di 1,7 miliardi di euro pari a 28,7 euro pro capite contro i 16,8 della media europea. Il consumo complessivo era stato di 6000 gigawatt, una media di 100 chilowatt per italiano, praticamente il doppio della media continentale, ferma a 51. Ma se andiamo a osservare un Paese come la Germania, notiamo come la spesa pro-capite fosse di 5,8 euro: praticamente un quinto di quella italiana. E non mi pare che in Germania vivano al buio, non abbiano vita notturna o siano tutti chiusi in casa dal crepuscolo all’alba. Tra l’altro solo una parte dell’energia che utilizziamo per l’illuminazione pubblica è destinata direttamente allo scopo: gran parte di disperde, viene sprecata e finisce solo per impattare negativamente sull’ecosistema. Ma come? Abbiamo così tanti problemi con la produzione di energia e la sprechiamo, ne usiamo più di altri? È davvero un assurdo che grida vendetta. Con una revisione seria e massiccia del sistema, finiremmo per risparmiare milioni di euro. E torneremmo a vedere le stelle, la Via Lattea, le costellazioni… Per molti sarebbe una scoperta assoluta, uno straordinario bene recuperato. Al Planetario di Bolzano è possibile vivere questa esperienza: ti mostrano come è il cielo stellato sulla città e poi inseriscono l’inquinamento luminoso e così ti accorgi di cosa perdi e dello straordinario spettacolo che avresti sulla testa, ogni giorno. Uno spettacolo che dobbiamo recuperare: per vivere meglio, per far vivere meglio la natura con cui condividiamo il Pianeta e per risparmiare”.

Giornata Internazionale della Luce

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