La coscienza ecologica cresce e la moda non perde tempo

La sensibilità ecologica delle aziende della moda cresce vertiginosamente, occupa spazi sempre maggiori e in tempi stretti si muove e orienta i consumi, sposta il focus dai margini al cuore del progetto

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Se la sostenibilità nella moda fosse un capo tratto da un armadio femminile, sarebbe una camicia bianca in seta. Indispensabile.

La sensibilità ecologica delle aziende della moda cresce vertiginosamente, occupa spazi sempre maggiori e in tempi stretti si muove e orienta i consumi, sposta il focus dai margini al cuore del progetto. D’altra parte, alla moda è affidato da sempre il compito di intercettare i cambiamenti della società, interpretarli, farne cartamodelli.

Sono lontani i tempi in cui essere “ambientalisti” significava essere “animalisti” solo in superficie e l’ecologismo si plastificava nella messa al bando delle pellicce. Gran parte dei grandi nomi, Armani, Valentino, Balenciaga, Gucci, Versace, Vivienne Westwood, Alexsander McQueen, Michael Kors, Hugo Boss, Donna Karan, oggi è ‘fur free’. Persino la Regina Elisabetta, nel 2019, ha deciso di eliminare dal suo guardaroba ogni traccia di pelliccia. Una mossa nobile, che veicola un messaggio corretto, ma che non basta. La sostenibilità è molto più di questo. Tanto che, fuori da ogni provocazione, riadattare una pelliccia vintage può davvero essere più sostenibile che smaltirla. Ed evitando pellicce vere è fondamentale stare attenti a non cadere nella fascinazione di quelle sintetiche, prodotti che derivano dal petrolio e dalla plastica.

Oggi tutti, dalle piccole case alle grandi maison, si inventano e reinventano continuamente cercando il modo migliore per impattare meno. Non soddisfatte dell’etichettatura Pef (Product Environmental Footprint), diverse organizzazioni internazionali si sono unite per dare vita al Make The Label Count. La Pef, infatti, non tiene conto di tutta una serie di fattori che incidono profondamente sull’ambiente, come la biodegradabilità, le microplastiche, l’impatto totale dei combustibili fossili, ma anche l’impatto sociale. Make The Label Count fa lobby sulla Commissione Europea perché regoli le informazioni ambientali da condividere sulle etichette.

Dalle spose di Pronovias, che ha introdotto una linea green, alla madre di tutte le case sostenibili, Stella McCarthney, del tutto cruelty free (non troverete pelle, pellicce né piume nei suoi prodotti), passando per i nuovi impegni di Yves Sain Laurent e Sandro, questa rubrica vi racconterà tutti i progressi sulla sostenibilità delle case di moda. Cercando di schivare il green-washing.