Photo credits: Francesca Leonardi
Alice Quattrocchi ha 17 anni, 18 a luglio. E’ una delle portavoce di Fridays For Future, rappresenta il gruppo di Catania. E, parlandole, subito colpisce come, nonostante la giovanissima età, sia determinata, sappia bene cosa vuole dire e lo esprima con una chiarezza e una lucidità invidiabile anche per chi nell’agorà pubblica ha ben più anni di esperienza rispetto a lei. E’ animata da una vera e propria passione per l’attivismo, che non sfocia mai nella pura ideologia. E’ concreta e razionale. Per risponderci al telefono interrompe quel che sta facendo: prepara il suo intervento del 12 maggio a Reggio Emilia, quando, nell’ambito dell’Internazionale Kids, il primo festival italiano di giornalismo per bambine e bambini del mensile, incontrerà i giovanissimi per rispondere alle loro domande. Il titolo dell’appuntamento è ‘ATTIVISMO Semi in tasca. Fare attivismo significa coltivare idee per cambiare il mondo che ci circonda‘.
E se Alice sa dove vuole andare, forse è perché sa da dove è partita. “Tutto è iniziato quando avevo 13 anni, in terza media. Una nostra professoressa ci consigliò di guardare un tg internazionale: era in onda un servizio sulla Cop, parlavano di un numero esiguo di anni che la popolazione aveva a disposizione per evitare di raggiungere certi limiti. Rimasi molto stupita del fatto che di una cosa che per me era il problema dei problemi, si parlasse ben poco e i miei compagni di classe non ne sapessero nulla. Avevo paura, ma non solo: ho provato il sentimento positivo di aver trovato la via che dovevo intraprendere”. Detto, fatto. Alice non sta con le mani in mano: inizia a organizzare conferenze sul tema nella sua scuola. All’inizio fa tutto da sola. Ma poi, con l’avvio del liceo, ecco arrivare quella che ora viene definita ‘eco-ansia’: “Ho cominciato a vivere male la questione e a sentirne il peso, non mi sembrava mai abbastanza. Durante il lockdown volevo fare di più. Con alcuni amici ci siamo accorti che sui social i FFF di Catania non davano segni di vita, si erano disgregati. Così abbiamo contattato gli organizzatori e abbiamo deciso di riportare in vita il movimento”. L’unione, quindi, come metodo per diventare più forti e anche per sconfiggere le ansie: “Siamo esseri umani, non possiamo annullare noi stessi e smettere di vivere. Dobbiamo riconoscere che le nostre azioni sono limitate. Siamo un movimento di piccoli ingranaggi nella macchina del cambiamento”.
Di certo nel suo percorso da attivista l’appoggio della famiglia ha avuto un ruolo importante, ma non senza difficoltà. “Mi hanno sempre supportato – racconta Alice -. Ma quando ho cominciato, anche a causa dell’eco-ansia, a vivere le cose in maniera negativa e ad imporre comportamenti pesanti e in maniera pessimista, loro ne hanno sentito il peso. Per dei genitori è difficile. Ma, al netto di questo, sono sempre stati interessati a quello che facevo. Anzi, mia madre è stata un’ancora di salvezza in alcune situazioni, anche per il movimento stesso. Spesso ci ha aiutato, salvando i nostri cortei”.
Ora che è cresciuta, però, tocca a lei appoggiare i più giovani e a Reggio Emilia dovrà raccontare cosa vuol dire essere attivisti e quanto è importante. “A livello di abitudini i bambini sono già più avanti rispetto a noi, nelle scuole si fa sensibilizzazione. Quello che mi preme trasmettere è che tutti noi abbiamo un ruolo nei problemi della società. Non c’è bisogno di fare azioni eroiche, ma ci va la volontà e la consapevolezza che unendosi si possono fare grandi cose”.
Il gruppo di cui fa parte Alice, Fridays for Future, non è fra quelli che al momento stanno mettendo in atto proteste colpendo edifici pubblici e opere d’arte, ma anche su questo ha una sua visione: “A prescindere dal mio condividere o meno la tipologia di azione, rimango molto rattristata nel leggere i commenti. C’è una forte indignazione che però non vedo nei confronti del tema stesso. Non c’è la stessa rabbia e voglia di attaccare chi inquina che invece vedo nei confronti dei ragazzi. E’ qualcosa che può aiutare a riflettere. Ci si concentra più sull’atto che sulle richieste”.
E nel suo futuro, Alice cosa vede? “Io continuerò a fare attivismo qualunque sarà il mio lavoro, anche se sicuramente sarà in questo ambito. Mi piacerebbe studiare il modo in cui l’umanità può gestire le risorse per essere in equilibrio con la natura e portare giustizia nella società. Non so se vorrò fare politica o essere uno strumento per i decisori politici”. Un’idea di come sarà il futuro del pianeta, però, la giovane attivista ce l’ha: “Sicuramente non avremo risolto tutti i problemi ma penso che ci saranno nuove forme di democrazia e partecipazione. Si saranno fatti molti passi e ci saranno ancora più persone coinvolte. Certo, ci saranno anche situazioni più difficili ma spero che vedere gli effetti della crisi possa contribuire a svegliare le coscienze”.