Non c’è Festival di Sanremo senza la sua polemica. E, questa volta, a farne la spesa sono proprio gli storici protagonisti della kermesse: i celebri fiori della riviera ligure. Partendo dalla tv e atterrando rapidamente sui social, come i tempi impongono, il momento di ordinaria follia di Blanco, ospite della prima serata, ha fatto il giro d’Italia. Era dai tempi di Bugo che non si creava un simile tamtam. In un impeto di rabbia, causa auricolari non funzionanti per un problema tecnico, il cantante ha sfogato tutta la sua ira sullo stuolo di rose rosse presente sul palco, fra i fischi e i ‘buuu’ della platea.
Nessuno ha gradito l’exploit dell’ultimo vincitore del Festival, insieme a Mahmood. Ma i più arrabbiati sono coloro che proprio di fiori vivono, che li coltivano e li curano. A partire dai florivivaisti fino ad arrivare alla Coldiretti, che al cantante ha addirittura deciso di inviare un mazzo di fiori, con la preghiera di non calpestarli in quanto simbolo del lavoro quotidiano di oltre ventisettemila imprese e duecentomila occupati. Ad accompagnare il mazzo, un biglietto: “Gentile Blanco, i fiori sono un messaggio di pace, amore e bellezza. Non calpestarli. Grazie”. I giovani florovivaisti della Coldiretti hanno invitato anche il cantante a visitare una serra per rendersi conto di persona di quanto lavoro c’è dietro la coltivazione di ogni fiore. Senza contare che si tratta di un comparto strategico per il Paese che vale 2,5 miliardi di euro con 30mila ettari di territorio coltivati, impegnato nel garantire bellezza e a migliorare la qualità della vita con il contrasto ai cambiamenti climatici, all’inquinamento dell’aria e al dissesto del territorio.
A indignarsi anche i rappresentanti delle istituzioni locali. Dal presidente di Regione Liguria, Giovanni Toti, che tuona “nessuno tocchi i fiori di Sanremo!”, fino ad arrivare all’assessore all’Agricoltura Alessandro Piana, che ha spiegato come “fuoriprogramma, scatti umorali o show per catturare l’attenzione non possono ledere la dignità del lavoro dell’uomo e quella sacralità che connota da sempre i fiori di Sanremo: solo chi è coinvolto in agricoltura sa quanta manodopera e quanti sacrifici stanno dietro ad un palco immerso di fiori, in una città che del fiore ha fatto il suo emblema, la sua storia e la sua tradizione”.
Insomma, un vero e proprio affaire ‘green’. Che però vede Amadeus più morbido, impegnato a spiegare come Blanco si sia già scusato con lui e con il Festival e convinto che non sia il caso di punirlo ulteriormente. D’altronde, lo stesso artista ha usato i social per chiedere perdono. “Chiedo scusa alla città dei fiori“, ha scritto su Instagram, corredando una foto. Nell’immagine, una poesia scritta alle 4.30 della scorsa notte: “Cadono fiori, Ariston. Si spezzano fiori, Ariston. Cala il sipario, Ariston. Ti ho messo in lacrime come la mia mamma, Ariston. Mi hai visto fragile come un bimbo… e qui proprio qui, dove mi ha i insegnato a correre, sono caduto… mi sono rotto la faccia e piango, Ariston. Ma poi… Rido, rido, rido, rido, rido, rido e grido. Perché non sono perfetto come mi volevi ma finalmente sono me stesso. Ti voglio bene Ariston con tutta la mia follia”.
Alla fine, a stemperare la tensione è il sindaco di Sanremo, Alberto Bianchieri: “Non si è mai parlato così tanto di fiori, qualcosa di positivo c’è. Credo che bastino le scuse”. Vicenda chiusa, quindi. Fino alla prossima polemica.