L’Earth Day visto da dietro il palco: largo ai giovani, fra musica e social
"La capacità di passare all'azione - dice Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia - è quello che ci sta mancando e per cui la situazione continua a peggiorare. L'ordine di scuderia è solo uno: passiamo dalle parole ai fatti, mettiamoci tutti insieme e facciamo la differenza, facendo ognuno la propria parte sulla Terra”
Il nostro salotto green si sposta dietro le quinte. Ma non di un evento qualunque. Il 22 aprile si celebra la Giornata Mondiale della Terra e alla Nuvola di Fuksas fervono i preparativi per una maratona multimediale che porterà sul palco, fra gli altri, anche moltissimi attori, cantanti e personaggi televisivi. Tutti uniti per ‘#OnePeopleOnePlanet’, organizzato da Earth Day Italia e Movimento dei Focolari. A raccontarci quel che succederà e il senso dell’iniziativa è Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia. Che non nasconde l’orgoglio per la piega che ha preso, nel tempo, la manifestazione, riuscendo anche a superare il ‘grande imprevisto’: la pandemia da Covid19.
La storia dell’Earth Day in Italia è iniziata con piccoli concerti, che si sono evoluti fino all’inaugurazione, nel 2016, del Grande Villaggio della Terra a Villa Borghese, alla presenza di Papa Francesco e all’indomani della Cop21 di Parigi. Ma il grande evento era atteso nel 2020, nel 50esimo anniversario della Giornata Mondiale della Terra. E all’Italia era stato riservato un posto d’onore: “Avremmo dovuto aprire noi le celebrazioni mondiali. Eravamo stati investiti di questo compito quando è arrivato il Covid. Con uno scatto di reni abbiamo trasformato un mega evento in una mega maratona televisiva. Tredici ore di diretta che non avevamo mai fatto in vita nostra. Uno sforzo biblico, molto intenso, che ha portato un grande successo. I nostri contenuti sono stati visti da centinaia di milioni di persone nel mondo, è stata un’esperienza davvero illuminante”, dice Sassi con orgoglio.
Tanto che quest’anno sono arrivati alla terza edizione, ancora più spettacolare e, soprattutto, crossmediale. Perché anche Sassi conosce bene il valore comunicativo della rete e dei social: “Abbiamo scelto di collaborare con Raiplay perché è il canale digitale della Rai, che per l’occasione blocca il suo segnale a livello mondiale, quindi ci possono guardare in tutto il mondo. I numeri che fa la rete sono decine di volte superiori alla radio e alla televisione. Abbiamo scelto una strategia crossmediale perché pensiamo che ogni media abbia un target e tutti quanti dobbiamo collaborare per lo stesso obiettivo”. Un pubblico il più ampio possibile, quindi, ma con un’attenzione particolare rivolta ai giovani, che “hanno almeno tre ragioni per essere protagonisti nella questione climatica. La prima è che sono i destinatari di un pianeta disastrato che gli stiamo consegnando e quindi hanno voce in capitolo per rivendicare i loro diritti. Secondo: sono coloro che possono veramente spezzare la catena dicendo agli adulti, che poi sono i loro genitori, di cambiarle queste regole del gioco perché altrimenti il sistema economico ci divora, ci fa andare troppo veloce, non ci dà il tempo di pensare all’importanza del cambiamento di cui invece i giovani possono farsi testimoni. E terzo, ma non ultimo, i giovani sono il vero motore del cambiamento perché sono loro a pensare in maniera pulita, nuova, fresca, sono portatori di innovazione. E se potessero prendere presto consapevolezza di tutto questo e avere ruoli decisionali, sicuramente l’accelerazione ci sarebbe”. Su questo Sassi ha le idee chiarissime: “Da una parte abbiamo le conferenze sul clima, che puntualmente non risolvono niente, si esce che si inquina di più di quando ci si è entrati. E invece ci sono i giovani che potrebbero già fra dieci anni essere in ruoli decisivi con una consapevolezza ambientale nativa, non indotta, senza tutte le sovrastrutture economiche che fanno dire al presidente dell’India che dobbiamo decarbonizzare entro il 2060, quando saremo già nel disastro più totale. Meglio 10 anni ad aiutare i giovani a prendere posizioni di potere che 50 anni ad aspettare che l’India abbandoni il carbone”.
Per avvicinare ancora di più le nuove generazioni alle tematiche della sostenibilità non ci sono solo il web e i social, ma anche celebri testimonial capaci di appassionarli. Ecco perché sul palco, oltre a tecnici, scienziati, esponenti delle istituzioni e ministri, saliranno anche artisti, attori e cantanti, sempre più appassionati di ambiente e clima. “Quest’anno – anticipa Sassi – abbiamo almeno 4 o 5 brani inediti lanciati direttamente all’Earth day, segno che gli artisti vogliono sottolineare l’importanza della giornata. Abbiamo Francesco Gabbani che esce col disco il 22 aprile e ci ha dato una versione unplugged della sua nuova canzone che lanceremo direttamente nell’Earth Day. Il maestro Giovanni Allevi nel suo spettacolo musicale farà un inedito che si chiama ‘Embrace’ (abbraccio, ndr) e nella performance c’è proprio una mamma che ha la pelle a forma di Terra che abbraccia il suo bambino. Abbiamo un ragazzo di 35 anni, Urano, un rapper, che lancia una canzone per i giovani il cui testo fa veramente accapponare la pelle. E tanti altri artisti che hanno voluto, da diverse parti del mondo, cantare per noi”. Attenzione, però, “sicuramente la sensibilità è cresciuta, è un mondo particolare quello della musica e dello spettacolo, che ha le sue regole, ma che sicuramente si sta orientando verso questa sensibilità. Speriamo non sia solo una moda e che tutti si rendano conto che non si deve solo sensibilizzare ma che si deve cominciare a passare dalle parole ai fatti”.
I fatti, appunto, sono quelli che contano. Perché Sassi sa che per la sensibilizzazione si è già fatto tanto. Che ormai praticamente tutti capiscono quanto l’argomento sia importante. Che la maggior parte delle persone sa che la Terra ha una data di scadenza e che bisogna agire. “Ecco – chiude Sassi con un messaggio -, questa capacità di passare dalla sensibilità all’azione, di convertirsi veramente ad adottare nuovi stili di vita, di consumo e di produzione, nuovi modelli economici. Questo passaggio è quello che ci sta mancando e per cui, per quanto sensibilizziamo, la situazione continua a peggiorare. Quindi, l’ordine di scuderia è solo uno: passiamo dalle parole ai fatti, mettiamoci tutti insieme e facciamo veramente la differenza, facendo ognuno la propria parte”.