In inglese si dice ‘mending’, in piemontese ‘sarzì’, che è il termine più tecnico. Ma a noi piemontesi piace dire ‘rangè’, letteralmente aggiustare, riparare, mettere a posto. Ed è esattamente quello che fa Paola Pellino, in arte La Guardarobiera, che dopo anni trascorsi nel mondo della moda – anche di quella di lusso – ha deciso di puntare tutto sul rammendo degli strappi. “Sono loro – ci racconta – che mi danno la traccia“. Al suo lavoro, certo, ma ci piace pensare che siano proprio quegli strappi l’antidoto a una vita fatta di filtri Instagram. Social su cui lei è molto attiva. Senza filtri, però.
Facciamo un passo indietro e raccontiamo chi è Paola. “Il nome La Guardarobiera – spiega – è nato per caso parlando con un’amica. Mi sono resa conto che l’antica figura della guardarobiera era proprio vicina alla mia filosofia di vita, cioè quella di prendermi cura degli armadi delle persone“. Prima di farlo con ago e fili colorati, però, la sua strada ha seguito un percorso diverso. “Ho sempre lavorato nella moda – racconta – prima come venditrice e poi come buyer per un negozio torinese molto importante. Ho sempre cercato piccoli marchi originali, lontani dai grandi brand, che mi hanno permesso di conoscere realtà diverse“.
Poi sei anni fa è arrivata la “crisi” dovuta a una serie di motivi personali e professionali. Quando ancora se ne parlava poco, “mi sono accorta che la moda stava prendendo una direzione che non mi piaceva e ho cominciato a informarmi sulla consapevolezza e sulla sostenibilità legate al fashion“. Da lì l’incontro con artisti stranieri che facevano il visible mending – il rammendo visibile – e “questa cosa mi ha affascinato moltissimo perché arrivo da una storia familiare di sartoria. Sono cresciuta con l’amore del fatto a mano, ho sempre ricamato, lavorato a maglia, ma non avevo mai pensato di poter fare una professione con le mani“. Invece è accaduto. Paola di mestiere rammenda, ma i suoi lavori non hanno niente a che fare con il ‘rangè’ delle nonne. Non cerca la perfezione, non vuole rendere invisibili gli strappi, quanto piuttosto esaltarli. “Con il rammendo – dice – mi piace partire da qualcosa di rovinato che apparentemente non ha alcun valore e farlo rinascere, iniziando dal suo difetto per creare qualcosa di bello e dare unicità al capo. Non so mai cosa viene fuori, non è come il ricamo che hai uno schema, lì è lo strappo che ti dà la traccia e da lì parte tutto, è una scoperta continua“.
Il rammendo, insomma, si deve vedere. E i suoi sono capolavori di creatività, di piccoli dipinti con ago e filo che ruotano intorno al buco e allo strappo. Capaci, inoltre, di radunare una community che nasce sui social e finisce seduta intorno a un tavolo a sperimentare o si rivolge a La Guardarobiera per chiederle di fare la sua magia. “Sono in tanti a raccontarmi la loro storia – ci dice Paola – e quella del capo che mi consegnano. Si fidano perché non sanno cosa capiterà. Io parto da lì: li ascolto e cerco di capirli, così da interpretare l’abito senza snaturarlo e, anzi, di renderlo più esclusivo“.
Il rammendo creativo, però, non è per tutti. Molti, infatti, “cercano ancora chi rammenda in modo invisibile ed è come se si bloccassero” di fronte ai lavori di Paola.
Ciò che fa la Guardarobiera si inserisce perfettamente nel filone della sostenibilità, ma con quel tocco in più che fa la differenza. Insomma, va bene recuperare ciò che già si ha, ma si può fare con stile. E allora come è possibile conciliare la moda con la necessità di essere più consapevoli e attenti a ciò che si sceglie?
“È necessario andare oltre l’etichetta – spiega – per comprendere quale sia la filiera di quel capo. Magari rivolgendosi ai piccoli brand“. E la fast fashion, in cui tutto costa 5 euro e al cui fascino è quasi impossibile resistere? “Comprendo i problemi economici e so che non tutti possono permettersi capi costosi“, racconta Paola, invitando però a riflettere sulle alternative: “C’è il second hand, c’è il vintage, ci sono le nuove sartorie e le piccole produzioni. Con attenzione e pazienza le alternative esistono“. E poi, ancora, è importante “prendersi cura di ciò che si ha già, comprare meno e comprare meglio“.
E se qualcuno avesse voglia di incontrarla, il 9 e il 10 luglio sarà a Celle Ligure per un workshop dedicato al rammendo dei buchi su maglieria e tessuto. Il giorno precedente invece, l’8 luglio, dedicherà la giornata a un progetto solidale realizzato insieme all’amministrazione comunale e a un’associazione che aiuta donne in difficoltà. “È un’iniziativa di cucito condiviso – dice – rivolto a tutte le donne che lo desiderano. Cuciremo insieme un arazzo che verrà esposto e che simbolicamente unisce tutte le donne le une alle altre“.
(Photo credits: Paola Pellino/La Guardarobera)