Decine di villaggi allagati, migliaia di persone evacuate, una centrale idroelettrica completamente distrutta, un danno ambientale impressionante e il rischio che la centrale di Zaporizhzhia non riceva più l’acqua necessaria per il suo raffreddamento. Sono le devastanti conseguenze del crollo parziale della diga di idroelettrica di Kakhovka, situata nelle aree occupate dai russi della regione di Kherson, nel sud dell’Ucraina. Un crollo dovuto ad attacchi multipli, di cui Ucraina e Russia si accusano a vicenda. L’esercito di Kiev punta il dito contro Mosca, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky denuncia un “crimine di guerra”.
Anzi, qualcosa di più: “Un ecocidio”, “una bomba di distruzione ambientale di massa”. Che, dice Zelensky all’inviato speciale di Papa Francesco, il cardinale Matteo Zuppi, in visita a Kiev, avrà “conseguenze terribili per la vita delle persone e per l’ambiente“. L’Ucraina ha già annunciato l’evacuazione di “oltre 17.000” civili dalle aree allagate intorno alla diga, ma più di 40.000 persone sono a rischio di inondazione. E, oltre agli allagamenti, la situazione ambientale è peggiorata dalle 150 tonnellate di olio motore che si sono riversate nel fiume Dnepr, mentre secondo la presidenza ucraina c’è il la possibilitàdi fuoriuscita di altre 300 tonnellate.
Sullo sfondo, anche l’allarme nucleare. Perché l’acqua della diga è necessaria affinché la centrale di Zaporizhzhia, a 150 km di distanza, riceva energia per i condensatori delle turbine e i sistemi di sicurezza. Secondo l’Aiea non esiste nessun rischio immediato, ma Kiev sottolinea che il pericolo di un “disastro nucleare” alla centrale di Zaporizhzhia “aumenta rapidamente“. “Il mondo è di nuovo sull’orlo di un disastro nucleare, perché la centrale nucleare di Zaporizhzhia ha perso la sua fonte di raffreddamento. E questo pericolo sta aumentando rapidamente“, dice un consigliere della presidenza ucraina. Secondo il direttore generale dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica, Rafael Mariano Grossi, martedì mattina l’acqua nel serbatoio utilizzato per fornire acqua di raffreddamento alla centrale era a circa 16,4 metri, “ma se scendesse sotto i 12,7 metri” non potrebbe più essere pompata per raggiungere l’impianto. Una soluzione ‘tampone’ sarebbe il bacino di raffreddamento che si trova accanto al sito. Ma è fondamentale “che questo bacino di raffreddamento rimanga intatto. Nulla deve essere fatto per minare potenzialmente la sua integrità. Chiedo a tutte le parti di garantire che non venga fatto nulla per indebolirlo“, sottolinea Grossi.
Intanto tutto il mondo osserva la situazione a distanza. Il capo del Consiglio europeo, Charles Michel, chiama Mosca a rispondere di questo “crimine di guerra“, mentre il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg lo denuncia come “un atto oltraggioso”. Germania, Francia e Regno Unito condannano l’azione. Arriva indignazione anche dall’Italia, dove il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani condanna il bombardamento che “sta mettendo a rischio migliaia di persone e sta provocando un disastro ecologico, aggravando ulteriormente l’emergenza umanitaria in atto. Seguo con la massima attenzione e preoccupazione gli sviluppi, anche in relazione alle possibili conseguenze sulla sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzia“. “Siamo al fianco degli amici ucraini e di tutti i civili che stanno subendo le conseguenze di questo ulteriore e brutale attacco“, conclude.