Murano (Unem): “Messaggio Trump a Opec fa calare prezzi Petrolio, ora dipende da domanda Cina”

Il presidente dell'Unione energie per la mobilità a GEA: "Gli Usa sono già al massimo della produzione di petrolio, con 21 milioni di barili al giorno, e sono primi al mondo, ben oltre Arabia Saudita e Russia"

Prezzi del petrolio in forte calo dopo che l’amministrazione Trump ha ritirato le minacce di sanzioni contro la Colombia per l’immigrazione illegale, riducendo le preoccupazioni a possibili interruzioni della fornitura.

Considerando il peso della Colombia – i dati della società di analisi Kpler mostrano che nel 2024 – ha inviato circa il 41% delle sue esportazioni di greggio via mare negli Stati Uniti – il WTI cede il 3%, scendendo a 72,3 dollari al barile, mentre il Brent perde il 2,4%, fermandosi a 75,6 dollari. “Il governo della Colombia ha accettato tutte le condizioni del presidente Trump, tra cui l’accettazione illimitata di tutti gli immigrati clandestini provenienti dalla Colombia rimpatriati dagli Stati Uniti, anche a bordo di aerei militari statunitensi, senza limitazioni o ritardi”, ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, in una comunicazione rilasciata domenica sera. Washington ha quindi deciso di annullare i piani per imporre dazi e sanzioni alla Colombia.

Caleranno ancora i prezzi? Gianni Murano, presidente di Unem (Unione energie per la mobilità), parlando a GEA ha spiegato che “gli Usa sono già al massimo della produzione di petrolio, con 21 milioni di barili al giorno, e sono primi al mondo, ben oltre Arabia Saudita e Russia. Già solo il messaggio del presidente Donald Trump all’Opec di abbassare i prezzi ha fatto scendere le quotazioni del petrolio, che si sono riflessi sui prezzi alla pompa, dove il diesel, ad esempio, è sugli 1,7 euro al litro“. Murano ha proseguito spiegando che “il messaggio di Donald Trump all’Opec di abbassare il prezzo del petrolio è una evidente richiesta di rivedere le produzioni per ridurre i prezzi del petrolio e dell’energia. Trump però ne fa una questione geopolitica. Lui dice che col petrolio più basso, verrebbero meno alcune guerre come quella tra Russia e Ucraina… all’interno dell’Opec+ c’è però la Russia. La mossa del neo presidente potrebbe dunque sembrare un tentativo di divisione dentro l’Opec+. La sensazione è che quello di Trump sia però più un messaggio politico che economico. Trump era già intervenuto nel 2020 con l’Opec quando i prezzi erano crollati mandando in difficoltà l’economia Usa che conta molto sull’oil & gas, e all’epoca riuscì a far ridurre la produzione dell’Arabia Saudita e a far risalire i prezzi“.

In casa Opec invece lo sguardo più che alla geopolitica, sembra concentrato sulla domanda, soprattutto nell’area Cina-Pacifico. “C’è l’aspettativa che cresca“, ha evidenziato il presidente di Unem. Dopo tagli alla produzione negli anni fino a 6 milioni di barili al giorno, l’Opec si è dato ora alcuni mesi per decidere se aumentare la produzione… osservando “i fondamentali economici per incontrare la domanda senza destabilizzare il mercato: qualora la domanda tornasse a crescere, sicuramente l’Opec prenderebbe in considerazione un aumento della produzione“.

Restando sul petrolio, secondo il presidente di Unem, il presidente Usa ha annunciato l’uscita degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sul clima, “ma le ‘Big Oil’ ritengono che non sia necessario uscire. Primo perché sono stati fatti investimenti miliardari su rinnovabili e materie prime che accompagnano la decarbonizzazione, e tornare indietro sarebbe anti-economico. E poi uscire dall’accordo di Parigi significa non far più parte del contesto che discute sulle strategie industriali di approccio alla decarbonizzazione. Questo non sarebbe d’aiuto per le multinazionali, che non potrebbero dare il proprio contributo e nemmeno essere parte della soluzione“, ha detto a GEA.

In un contesto più ampio, Murano ha comunque osservato che dopo i primi provvedimenti del presidente Usa e “alla luce del rapporto Draghi, l’Ue ha bisogno di rivedere qualcosa nell’ambito del Green Deal: automotive, ma non solo“, aggiungendo che “nella marcia alla decarbonizzazione si sono evidenziati elementi di deindustrializzazione. C’è la sensazione che si stia lavorando a un documento omnibus per rivedere i target. Anche il bando al 2035 delle vetture endotermiche potrebbe rientrare tra gli elementi da riconsiderare“. Concludendo, il presidente di Unem ha sottolineato l’importanza di un approccio più realistico: “È importante andare verso un maggiore pragmatismo, verso una decarbonizzazione con i piedi per terra per evitare che la decarbonizzazione faccia rima con deindustrializzazione“.