La sfida dell’adeguamento reti per sostenere l’esplosione rinnovabili

Il nuovo energy mix europeo impone delle sfide, anche e soprattutto ai sistemi di distribuzione dell'energia elettrica

Il nuovo energy mix europeo impone delle sfide, anche e soprattutto ai sistemi di distribuzione dell’energia elettrica. Per questo il Consiglio di amministrazione e l’Assemblea generale di E.DSO, l’associazione europea dei gestori dei sistemi di distribuzione, si sono riuniti ad Atene adottando una dichiarazione in dodici punti da sottoporre all’esame di Consiglio, Commissione e Parlamento Ue e Acer.

Un invito alla discussione e ad individuare soluzioni per affrontare la crisi energetica in atto e le sfide poste in maniera irrevocabile dalla crescita di domanda di connessione alle reti per la produzione distribuita di energia rinnovabile. In parole povere, spiega a GEA Roberto Zangrandi, segretario generale di E.DSO, “stiamo assistendo in Europa a una vasta massa di investimenti privati che stanno cominciando a rendersi indipendenti dal punto di vista della produzione di energia elettrica. C’è un’esplosione di tetti fotovoltaici e l’essere connessi in maniera rapida e certa alla rete sta diventando complicato, si stanno allungando i tempi. Questo si traduce dal punto di vista industriale in una grande difficoltà per i distributori nell’accogliere tutto quel che può essere prodotto, dal punto di vista operativo alla rinuncia a un potenziale di produzione e distribuzione che potrebbe essere molto utile soprattutto di questi tempi e dal punto di vista sociologico a uno spreco di risparmio perché gli investimenti nelle installazioni faticano a trovare una loro redditività immediata”.

La soluzione, secondo E.DSO, risiede in investimenti che possano adeguare le reti in modo da poter accogliere tutta l’energia rinnovabile che verrà prodotta in maniera distribuita nei prossimi anni. I distributori, attualmente, investono una quarantina di miliardi di euro l’anno nell’adeguamento e nel rinforzo delle loro reti. La stima è di circa 425 miliardi a fine 2030. Cifra valida, secondo Zangrandi, che però è “una soglia di partenza. Con aggravarsi conflitto russo-ucraino da un lato e la serie di richieste che possiamo prevedere con la riduzione drastica dell’uso del gas, se vogliamo compensare per quanto possibile con le rinnovabili distribuite quella cifra è un punto di partenza”.

L’esigenza più urgente è quella di evitare strozzature e di adeguare le reti in modo che i flussi di energia siano in grado di viaggiare in due direzioni, come richiesto dalle rinnovabili: da una parte in maniera ‘classica’, dalle centrali fino ai consumatori finali, dall’altra partendo dai privati che immettono la loro produzione sulle rete. Per fare questo è importantissima la digitalizzazione complessiva delle reti. “Il rinforzo delle reti non passa solo attraverso cavi e cabine di distribuzione – spiega Zangrandi -, è fatto di piattaforme tecnologiche e digitali, di software articolati che consentono flessibilità e interoperabilità delle reti e delle applicazioni. Il rinnovabile sovverte quello che era l’ordine naturale delle cose. Questo porta complessità che per essere sfruttata appieno deve essere gestita in maniera sofisticata, con l’operatività di piattaforme tecnologiche avanzate”.