L’industria dei concimi è ferma per caro gas: rischio fame nel mondo

Il prezzo dei fertilizzanti è salito del 116% in Europa. Un rincaro disastroso per l'agricoltura che utilizza fertilizzanti sintetici per nutrire i terreni con l'obiettivo di migliorare la performance produttiva

Il prezzo dei fertilizzanti è salito del 116% in Europa. Il dato è riferito a giugno, rispetto allo scorso anno, ma visti i balzi del gas nei mesi successivi, è sicuramente più alto. Il rincaro è un disastro per l’agricoltura, che utilizza fertilizzanti sintetici, chiamati NPK – a base di azoto, fosforo o potassio – per nutrire i terreni con l’obiettivo di migliorare la performance produttiva. Ora, a causa dell’impennata delle quotazioni, nel caso di una riduzione del 20% dei fertilizzanti – come scritto nel programma europeo Farm to Fork – gli impatti sulla produzione agricola vanno da -10 a -20%, secondo una recente ricerca di Assofertilizzanti. Se però produrremo meno grano o meno mais, significa che aumenterà l’export, spingendo in alto il prezzo di queste commodities, impoverendo ulteriormente le persone più indigenti. L’effetto domino dovuto al caro-fertilizzanti è pericoloso, soprattutto perché, finché c’è la guerra in Ucraina e i prezzi del gas non accennano a calare, la crisi è destinata a perdurare.

I prezzi volano in Europa per il fatto che la produzione di fertilizzanti è stata ridotta di circa due terzi come conseguenza del boom del prezzo del gas, che rappresenta il 90% delle spese per sfornare prodotti come l’ammoniaca (da cui si ricava il nitrato d’ammonio) e l’urea. Per l’associazione Fertilizers Europe siamo di fronte a una crisi senza precedenti. La Ue, nel 2021, aveva importato 2,9 milioni di tonnellate di ammoniaca e 4,7 milioni di tonnellate di urea per la produzione di fertilizzanti azotati, con una produzione continentale annua di fertilizzanti chimici di 18,3 milioni di tonnellate.

Il tema è semplice: la nutrizione dei terreni deriva da alcuni sali, come appunto azoto, fosforo e potassio. In particolare l’azoto si recupera dall’aria, con un processo di sintesi, usando il metano, non solo come energia, ma anche come materia prima. Si trasforma il CH4 (metano) in ammoniaca (NH3) e poi da lì si ricavano tutti i fertilizzanti e i sali che servono. Considerando che il gas è arrivato fino a 350 euro/MWh, rispetto ai 20 euro di un anno e mezzo fa, è facile intuire il motivo per cui gran parte degli impianti europei sia ferma.

Russia e Bielorussia da sempre sono grandi esportatori di fertilizzanti; ad esempio, producono circa un terzo del potassio mondiale, e in teoria i nitrati chimici sono esclusi dal pacchetto sanzioni contro Mosca. Tuttavia, la fornitura dalla Russia è stata interrotta in risposta alle altre sanzioni imposte al Cremlino, dalle banche alle assicurazioni fino ai trasporti.

Anche il prezzo dell’ammonio, l’elemento principale dei fertilizzanti azotati, sta aumentando rapidamente nei mercati europei. Una tonnellata è passata dai 230 dollari di due anni fa a 1.300 dollari. La Ue per risolvere la crisi sta continuando a lavorare su vari schemi, come la rimozione dei dazi all’importazione sui fertilizzanti e l’approvvigionamento di altri paesi come il Canada. Ma per ora le prospettive sono pessime. Produttori, analisti di mercato e Onu lanciano così l’allarme: il prossimo anno i prezzi dei generi alimentari potrebbero esplodere, così come la fame nel mondo.

(Photo credits: Kurt Bouda da Pixabay)