L’Ue può sospendere fondi recovery se l’Italia non riduce il debito

Per godere della flessibilità che l’Ue concede agli Stati ad alto indebitamento i governi dovranno presentare piani quadriennali di riforme strutturali

Regole di bilancio ancorate al rispetto degli impegni per la transizione ‘green’, con le risorse del recovery fund, necessarie per il finanziamento dei piani di ripresa che contengono le riforme e gli investimenti verdi, che possono essere sospese e bloccate in mancanza di impegni nella riduzione del debito e del risanamento dei conti pubblici. Le proposte di revisione del patto di stabilità messe avanzate dalla Commissione europea legano a doppio filo gli sforzi di finanza pubblica in termini di sostenibilità ambientale e contabile.
Per godere della flessibilità che l’Ue concede agli Stati ad alto indebitamento, e quindi usufruire di più tempo per ridurre dello squilibrio a percorsi di riduzioni più ridotti rispetto al normale, i governi dovranno presentare piani quadriennali di riforme strutturali, da concordare con la Commissione e per cui servirà il via libera del Consiglio. Essendo già stati approvati, sulla base dello stesso procedimento, i piani nazionali di ripresa con tutti gli impegni in termini di transizione verde, c’è la necessità che il piano di riforme per la flessibilità sui conti pubblici e il piano di ripresa siano “coerenti” l’uno con l’altro, e dunque “ saranno necessari riferimenti incrociati” tra i diversi piani di riforma e spesa. Inoltre, una volta approvati, i piani di riforme non potranno essere rinegoziati a meno di “ circostanze oggettive che ne rendano impraticabile il rispetto”. Un eventuale cambio di governo e di colori di maggioranza “non rientra in queste circostanze”, sottolinea il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni.

Sono stati gli insegnamenti tratti dalle risposte politiche ai recenti shock economici, “compresa l’interazione tra le riforme e gli investimenti nell’ambito del meccanismo per la ripresa”, ad aver ispirato la Commissione in questa mossa, per stessa ammissione dell’esecutivo comunitario. Più tempo per ridurre il debito con sforzi non uguali per tutti ma sulla base della situazione Paese vuole essere il modo per lasciare agli stessi spazio di spesa utile per facilitare gli investimenti per le priorità comuni dell’UE, “in particolare per garantire le transizioni verde e digitale e la sicurezza energetica negli anni a venire”.

Questa correlazione tra sforzi di riduzione del debito e rispetto delle riforme nel rispetto del Green Deal è resa ancor più forte dai meccanismi sanzionatori che la Commissione è pronta a far scattare per chi non rispetterà i piani di riduzione di debito. Perché oltre a multe finanziarie (si riducono gli importi, ma si applicano con maggiore frequenza), è prevista la sospensione dei fondi strutturali e per il finanziamento dei piani di ripresa nel caso in cui i governi non adottino misure efficaci per correggere il loro disavanzo eccessivo. Niente taglio del debito, niente soldi del recovery per finanziare la trasformazione verde del Paese.