Milano-Cortina, bob più vicino all’estero. Traballa il commissario Sant’Andrea?

Il Cda della Fondazione ha provato a mettere ordine nel guazzabuglio della pista da bob che in teoria dovrebbe realizzarsi a Cortina, ma che verosimilmente finirà con l’affitto di un impianto al di là delle nostre montagne

Non c’è (ancora) pace per le Olimpiadi di Milano-Cortina. Perché se da un lato il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti sulla governance e sugli interventi di competenza della società ‘Infrastrutture Milano Cortina2020-2026 S.p.a.’, dall’altro il Cda della Fondazione ha provato a mettere ordine nel guazzabuglio della pista da bob che in teoria dovrebbe realizzarsi a Cortina, ma che verosimilmente finirà con l’affitto di un impianto all’estero. Che sia Sankt Moritz o una località tedesca poco importa. Nel comunicato stampa la Fondazione, infatti, si dice ottimista per la soluzione dello sliding center di Cortina che manterrebbe il masterplan originario ma – si legge – “il CdA del Comitato Organizzatore ha preso atto che l’eventuale decisione di Simico comporterebbe un extra budget per la realizzazione di alcuni allestimenti, ad oggi non previsti e necessari per lo svolgimento delle gare”.

Tradotto, è difficile che vengano erogati nuovi fondi. E poi c’è sempre la scadenza temporale inderogabile dell’omologazione prevista per marzo 2025 sulla quale il Cio non transige. Ri-tradotto, non ci sono i tempi tecnici, nemmeno se il cantiere si aprisse domani e se si lavorasse giorno e notte. Esiste, per ammissione della stessa Fondazione, un piano B. Che rischia di non essere quello relativo al ripristino della pista di Cesana Torinese, un po’ perché la Regione Piemonte ha scelto di stare come sempre alla finestra e di aspettare che qualcosa succeda tre metri sopra il cielo e un po’ perché anche in questo caso i margini di operatività sono ridotti al lumicino. Facendo la media del pollo, tenuto conto i che i lavori occuperebbero circa dieci mesi, o si comincia a stretto giro oppure salterebbe nuovamente l’appuntamento di marzo 2025 con i rigidi burocrati del Cio.

Ecco perché la soluzione poco edificante a livello di immagine, ma molto meno ingombrante sotto il profilo del budget è quella di affittare un impianto all’estero. C’è Sankt Moritz, ci sono due opzioni in Germania. Basta scegliere. E pazienza se le Olimpiadi sono italiane. Anche in questo caso, comunque, prima si fa e meno si paga. Un po’ come le prenotazioni per le case delle vacanze in Riviera: risparmi se ti muovi per tempo.

Resta da capire di chi sia la responsabilità dei ritardi infrastrutturali che hanno infilato i Giochi di Milano-Cortina in un ‘cul de sac’ da cui sarà difficilissimo uscire senza lividi e graffi. Una situazione che due anni fa era già stata percepita come grave, tanto che nel febbraio 2022 – con l’intento di accelerare i lavori delle opere per le Olimpiadi – è stato nominato dall’allora presidente del Consiglio Mario Draghi un commissario straordinario, Luigi Valerio Sant’Andrea. A mille giorni dall’inaugurazione dei Giochi, Sant’Andrea dichiarava tutta la sua fiducia: “Ad oggi il cronoprogramma che ci siamo dati è stato rispettato, grazie all’impegno della Cabina di regia governativa e grazie a tutti gli enti coinvolti. Per questo saremo in grado nella prossima Cabina di Regia che si terrà a Palazzo Chigi di chiudere l’aggiornamento del Piano degli interventi approvato a settembre del 2022, in considerazione delle intese espresse da tutte le Amministrazioni coinvolte. Questo significa che poi potremo procedere con ancora maggiore efficacia e velocità nella realizzazione delle opere connesse ai Giochi Olimpici e Paralimpici”. Evidentemente non è andata così.