Milano-Cortina, sotto la mannaia del Cio per il bob: nuova pista ‘impossibile’

A pochi giorni dal ‘redde rationem’ per l’impianto di Cortina, c’è chi si interroga sulla reale fattibilità dell’opera, sempre se il 18 gennaio si presenti qualcuno disposto a sobbarcarsi un lavoro che diventa quasi impossibile per le tempistiche strettissime.

Il nodo, non l’unico ma uno dei tanti, era e resta quello della pista da bob. Ed è un nodo che sta facendo tremare la Fondazione Milano-Cortina che ha in carico le Olimpiadi invernali del 2026. A pochi giorni dal ‘redde rationem’ per l’impianto di Cortina, c’è chi si interroga sulla reale fattibilità dell’opera, ammesso e non concesso che il 18 gennaio si presenti qualcuno disposto a sobbarcarsi un lavoro che diventa quasi impossibile per le tempistiche strettissime. Insomma, non un appalto ma una corsa sfrenata per non uscire dal perimetro imposto dal Cio.

La pista da bob vale 81 milioni e qualche spicciolo di euro, per la realizzazione della quale non saranno necessari 685 giorni ma molto meno, tenuto conto che il Cio ha posto come “data inderogabile” per garantire l’agibilità marzo 2025. Ora, numeri alla mano, si tratterebbe di un anno secco per realizzare l’impianto e ghiacciarlo, una pratica questa che impegna circa tre settimane. Dunque: se il 18 gennaio entro mezzogiorno si palesa qualche azienda disposta a prendersi carico del lavoro, dovrà poi essere operativa entro dieci giorni e portare a termine il tutto per febbraio 2025, in maniera da ghiacciare la pista, testarla con bob e slittini, ‘offrirla’ al Cio per l’omologazione.

E’ di fronte a queste evidenze che la Fondazione Milano-Cortina vive giorni di scarsa serenità e parecchia preoccupazione. Anche perché, ripercorrendo lo stato dell’arte delle ultime quattro Olimpiadi, i riscontri sono impietosi e inducono al pessimismo. Per la costruzione della pista da bob dei Giochi di Vancouver 2010 furono impiegati tre anni e la consegna avvenne a dicembre 2007; a Sochi 2014 tre anni e mezzo per la realizzazione e consegna a ottobre 2012; a PyeongChang, nel 2018, ‘solo’ due anni e consegna a gennaio 2016; infine a Pechino 2022, due anni e otto mesi per la costruzione e consegna chiavi in mano a settembre 2020.

E quindi? Quindi resta la soluzione più facile, quella di Cesana, perché si tratterebbe di un restyling e non di una costruzione, oppure l’affitto di un impianto oltre confine. I cui costi, però, sarebbero a carico della Fondazione e al momento non rientrerebbe nella previsioni di budget delle Olimpiadi. Due soluzioni, però, con due ulteriori postille: per quanto riguarda Cesana, i tempi di lavoro sono di circa 10 mesi, ma se si continua ad aspettare a stretto giro ci sarà il rischio che tramonti pure questa chance. Per la ‘fuga all’estero’, invece, un conto è stipulare contratti di affitto pista adesso un conto sotto data, dunque con speculazioni commerciali spropositate.