Mutonia, dove i rottami delle auto diventano opere d’arte

Sulle sponde del Marecchia venti artisti trasformano pezzi di plastica e rottami in sculture anche semoventi, dette mutoidi, saldate con materiale di recupero

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Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Lo sanno bene a Mutonia, lo spazio abitato da una ventina di artisti (con figli) sulle sponde del Marecchia in un’ex cava di ghiaia a Santarcangelo di Romagna (Rimini). Qui, dal 1991, vivono a contatto con la natura e trasformano pezzi di plastica, rottami, biciclette abbandonate in vere e proprie opere d’arte che poi esibiscono in performance in giro per la Romagna, ma non solo.

DALLA LONDRA TATCHERIANA ALLA ROMAGNA DELLE AVANGUARDIE

Questa sorta di comune (ma gli abitanti sono perfettamente integrati nella società e non fanno vita da eremiti) prende il nome da Mutoid Waste Company, collettivo di artisti, performer e traveller fondato da Joe Rush e Robin Cooke in collaborazione con Alan P Scott e Joshua Bowler a metà degli anni ’80 nella ‘Car Breaker Gallery’ della Freston Road di Londra. Nei primi anni ’90 il gruppo arrivò ad esibirsi al festival dei teatri di Santarcangelo; si innamorarono del posto e qui decisero di rimanere. Il nucleo originario era formato da cittadini britannici, tedeschi e italiani. Ora sono principalmente italiani, ma con una colonna storica come Nikki di origine scozzese che ancora vive nelle roulotte di Mutonia e tiene workshop per sensibilizzare adulti e bambini sull’importanza del riciclo e del riuso della plastica.

A POCHI KM C’È GAMBETTOLA, LA PATRIA DEL FERRO VECCHIO

I Mutoid sono diventati famosi per le gigantesche sculture anche semoventi, dette mutoidi, saldate utilizzando esclusivamente materiale di recupero. Una loro performance fu inserita anche nella cerimonia di chiusura delle Paralimpiadi estive 2012 di Londra. Da 31 anni hanno creato questa sorta di “villaggio degli scarti” sulle sponde del fiume Marecchia dove continuano a svolgere attività performative e visuali con al centro il recupero creativo del rapporto uomo-natura in un’ottica post-industriale. “Quello che contraddistingue Mutonia – raccontano gli artisti – è l’elemento del riuso, il riciclo dei veicoli a motore ‘mutati’. È una sorta di contaminazione tra arte e meccanica con il ferro e la ruggine”. E in questa zona della Romagna ne hanno quanto ne vogliono, la vicina Gambettola è infatti un noto centro di recupero di materiali ferrosi.

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ANIMALI E ‘MOSTRI’ CHE RICORDANO MAD MAX

Per anni si sono esibiti al Festival dei teatri di Santarcangelo e hanno fatto clubbing in diversi locali della riviera romagnola, quando questo angolo d’Italia rappresentava un terreno fertile in ambito musicale e artistico. Questi due anni di pandemia sono stati difficilissimi anche per loro, proprio perché mostre non venivano allestite e tanto meno spettacoli. Ma non si sono abbattuti e hanno proseguito con i loro workshop e l’apertura alle scuole. In zona infatti non c’è un bambino che non vada pazzo per questi robot alla Mad Max che spuntano tra i cespugli di Mutonia o questi animali di metallo che sembrano arrivati da un futuro post atomico, come formiche giganti realizzate con vecchi cofani di auto e paraurti, oltre che con caschi e freni delle motociclette oppure tori meccanici con orecchie fatte da scolapasta.

UNA VITA IN PIENA CONDIVISIONE

Qua nulla viene sprecato e tutto è condiviso. Ogni famiglia ha la propria roulotte e un atelier in cui creare, ma la vita è in comune e lo scambio continuo. E praticamente ogni giorno il campo è aperto alle visite dei curiosi (non ci sono cancelli o biglietti da pagare). Alcuni si chiedono se questo luogo debba essere pubblicizzato di più per diventare uno spazio più frequentato, “ma noi vediamo il nostro luogo come un borgo – spiegano da Mutonia – non deve essere snaturato; ci piace che sia frequentato, ma va ricordato che noi qui ci viviamo, quindi ci affidiamo alla sensibilità delle persone, alla loro discrezione quando vengono a farsi un giro”. Fino a qualche anno fa la conoscenza di Mutonia passava solo attraverso il passaparola, ma da qualche tempo invece sono stati sistemati dei cartelli che indicano agli automobilisti come raggiungere il campo. E poi, grazie alle nuove tecnologie, ormai anche fuori dai confini regionali in molti conoscono Mutonia, ne sono prova i video su Youtube, gli articoli sui giornali o i canali social in cui i visitatori si scambiano le impressioni dopo aver fatto un viaggio nel villaggio del riuso.