Olimpiadi 2026, l’ostilità di Milano verso Torino inutile e dannosa

Si torna alle lotte di campanile. Il governatore Fontana - in campagna elettorale - non accetta di allargare il perimetro dei Giochi. Ma ci sono in ballo soldi e impatto ambientale

Non per voler tornare su un tema trito e ritrito che, peraltro, non sposta i destini del mondo, ma riesce complicato immaginare l’ostilità della Lombardia nei confronti del Piemonte, più precisamente di Milano contro Torino, per la struttura che dovrà ospitare le gare di pattinaggio veloce alle Olimpiadi del 2026. Ora, preso atto che Baselga di Pinè si è tirata indietro, il sindaco torinese Stefano Lo Russo e il governatore del Piemonte Alberto Cirio hanno messo a disposizione il palazzetto dell’Oval che nel 2006 aveva ospitato proprio questo tipo di competizioni. Tra l’altro, con la benedizione dall’alto di Matteo Salvini che è il ministro delle Infrastrutture e, insomma, ha competenza in materia. Quello di Torino, sempre per citare Salvini, sarebbe un agevole piano B: con un minimo esborso di denaro i Gioghi avrebbero a disposizione una struttura efficiente e già collaudata. Ma niente: il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha deciso di mettersi di traverso. Perché? Per una questione di principio che sintetizziamo così: siccome ai tempi che furono la sindaca Chiara Appendino voltò le spalle a Milano, non condividendo l’idea di organizzare un’Olimpiade in ‘comproprietà’, adesso Torino deve restare all’angolo, punita, anche se le tempistiche e i costi imporrebbero ben altro tipo di percorso. Riaffiora così l’antica rivalità tra due metropoli che dalla notte dei tempi si contendono la leadership del Nord. Sarebbe persino simpatica questa forma di campanilismo – che definiremmo antica – se non ci fossero di mezzo denari (molti) e impatto ambientale (considerevole). La domanda è semplice: per quale ragione bisogna sprecare risorse e ingolfare il territorio di Co2? Per una ripicca di cortile? Per riaffermare una leadership? Prevarrà il buonsenso o l’orgoglio meneghino? Tutto questo succede mentre i Giochi di Milano-Cortina sono in palese ritardo e sollevano più di una preoccupazione, mentre comitati di emergenza cercano di mettere una pezza a situazioni critiche. E’ vero che siamo in campagna elettorale e Fontana ha il diritto di esporsi come meglio crede, ma andare contro la logica e il proprio leader di partito – che è pure ministro competente – sembra un po’ azzardato. Rimane un dato inconfutabile: in Italia siamo specialisti nel farci harakiri, quindi…