Parigi 2024, Malagò: Giochi sostenibili ma rischio atleti senza aria condizionata

“Ho sempre sostenuto la tesi che questa scommessa sarebbe stata vinta, ma mi rendo conto che non c’era alcuna certezza. L’investimento è stato imponente però il riscontro, il prestigio, l’immagine che ne avrà la città è enorme. E poi c’è anche l’opportunità per i parigini che, anziché dover prendere una macchina, un treno o un aereo, per andare a fare un bagno, potranno farlo direttamente nel loro fiume. Credo che sarà la legacy straordinaria che può dare al mondo Parigi 2024 assieme ad un messaggio sulle possibilità di riqualificazione ambientale dei grandi corsi di acqua che attraversano le città europee”. Così Giovanni Malagò, presidente del Coni, sulle Olimpiadi di Parigi, le più green della storia. Intervistato da Repubblica, il numero uno dello sport italiano aggiunge alcune considerazioni sul Villaggio olimpico: “Se tu fossi un atleta che vai 10 giorni a fare le Olimpiadi, e in quei 10 giorni becchi 40 gradi all’ombra e non hai l’aria condizionata e la famosa refrigerazione dal pavimento, dai tubi, non è sufficiente e non riesci a dormire la notte, che mi dici? Che se tu hai lavorato tutta la vita per le Olimpiadi quella cosa non va bene”. E ancora: “Bisogna vedere dal 2 al 12 agosto che succede. Perché a Parigi le scorse settimane faceva 11 gradi. Ma se in quei giorni becchi 40 gradi e sei un atleta che si è allenato 4 anni e non dormi la notte e sudi oppure non riesci neanche a stare un minuto senza farti la doccia, è un problema”. E infine: “Il concetto è che siamo tutti d’accordo sul progetto, è bellissimo, ma come accade per la Senna, va verificato il risultato. E nel caso del caldo la verifica non va fatta adesso ma il 2 agosto…”.

Malagò allarga il discorso alla sostenibilità: “Alla sessioni del CIO, che durano tre giorni e toccano tutti i temi immaginabili, dalle guerre all’etica, in ogni panel la parola più utilizzata, quasi inflazionata, è ‘sostenibilità’ che non è certo solo ambientale, ecologica. C’è una sostenibilità sociale e c’è una sostenibilità economica, e spesso le tre sono collegate fra loro. Da molti anni impostiamo tutto con questo mantra, con questa stella polare. E Parigi è, diciamo, l’esasperazione di questo concetto. Perché? Perché ci si arriva, dopo che le ultime Olimpiadi, che sono state a Pechino, in Cina, e dopo le penultime, che sono state a Tokyo, in epoche di Covid entrambe, non c’era pubblico e c’era una spaventosa, diciamo, riduzione dei rapporti umani e quindi questi Giochi sono il vero banco di prova di un nuovo corso olimpico”.